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Il lungo volo dello spread: il differenziale a 322, le banche italiane avvisano il governo. Le conseguenze (pesanti)

Continua ad arrivare notizie poco rassicuranti dai mercati per il governo gialloverde. La Borsa di Milano (-0,29%) ha infatti chiuso in calo, in linea con gli altri listini europei che hanno risentito dell’andamento negativo di Wall Street. Su Piazza Affari ha pesato anche lo stacco delle cedole di Mediobanca (-4,8%), Banca Mediolanum (-1,8%), Terna (-1,5%), Recordati (-1,2%) e Tenaris (-2%) con una incidenza dello 0,18% sul Ftse Mib. Una situazione che risente del clima di sfiducia dell’Europa nei confronti del Bel Paese, con la manovra finanziaria che continua a non convincere.

In rialzo lo spread tra Btp e Bund tedesco, a quota 322 punti base .con il rendimento del decennale italiano al 3,59%. In calo anche il comparto energetico con Saipem (-3,6%), Eni (-1,2%), Italgas (-0,5%) e Snam (-0,1%). In rosso Astaldi (-18,4%), Ferragamo (-3,3%) e Luxottica (-2%). Archivia la seduta in positivo Tim (+3,9%), con il nuovo amministratore delegato e la prospettiva più concreta di scorporo della rete. Tengono le banche con Carige (+5,8%), Banco Bpm (+3,2%), Ubi (+1,8%) e Bper (+0,9%).Un clima non certo sereno nel quale è intervenuta l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, ricordando come uno spread costantemente sopra i 300 punti non può che avere effetti negativi sulla crescita: dall’erosione del capitale delle banche, all’aumento dei tassi sui prestiti oltre che a una loro riduzione in quantità. Finendo, in ultima analisi, in minori investimenti, diminuzione del risparmio, aumento del costo del debito, provocando così un impatto negativo sul Pil già in rallentamento.Non giovano poi i dati della Banca d’Italia sugli investimenti dei gestori esteri: a settembre, che pure era iniziato con un recupero dei mercati, le vendite dei non residenti di Btp sono state di 1,5 miliardi. Il presidente Abi Antonio Patuelli ha sottolineato con soddisfazione il fatto che non si parli più dell’ipotesi di uscita dall’euro, evidenziando però come alcune banche abbiano già segnalato correzioni al rialzo sui nuovi prestiti. Nel 2017, come segnala Banca d’Italia, le spese di gestione dei conti correnti sono saliti di 1,8 euro a 79,4 euro annui.

Spread, questo sconosciuto: perché è così importante controllarlo e preoccuparsi al peggio quando si impenna