Giorni di grande passione sui mercati, con lo spread che sale fino a raggiungere i massimi negli ultimi cinque anni e l’euro sotto pressione. Il risultato, in realtà per niente inaspettato, dei dubbi di Bruxelles sull’operato del nostro governo e di una risposta italiana considerata non convincente. A Milano il Ftse Mib ha segnato la performance peggiore in Europa ma risale dai minimi, con le banche che limitano le perdite ma segnano comunque cali del 3%. Il tutto mentre, dopo le critiche del commissario Pierre Moscovici, anche il presidente della commissione Ue Pierre Juncker esprimeva perplessità sulla situazione italiana, analizzando il rischio di trattamenti speciali che potrebbero portare alla fine dell’euro.
In questo clima tutt’altro che sereno c’è una data da segnare in rosso sul calendario: il prossimo 26 ottobre, quando quella che i giornali stanno definendo come “una tempesta” potrebbe raggiungere la sua violenza massima. In quella data, infatti, Standard & Poor’s emetterà il suo giudizio sull’Italia, con il rischio di un declassamento per il rating del nostro Paese. Le conseguenze? Impossibile anticiparlo con certezza assoluta, ma il rischio è che la Bce smetta di acquistare il nostro debito pubblico proprio a ridosso del momento in cui il Parlamento si esprimerà sulla legge di bilancio. Uno scenario che potrebbe spingere il ministro Tria a una clamorosa retromarcia sull’ormai famigerato deficit al 2,4%.“Un quaquaraqua!” L’ira funesta su Tria. Ecco come ci ha ingannati