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Stabilimenti balneari in rivolta: “Con queste regole impossibile lavorare, falliremo tutti”

Operatori balneari avviliti di fronte alle nuove regole di sicurezza sulle spiagge italiane. Non bastava il coronavirus a mandare in crisi il settore, ci si è messo di mezzo anche il governo, per mano dell’Inail. Le nuove regole da tenere in spiaggia sembrano paradossali: la guerra dello spazio sotto sotto l’ombrellone, con i cinque metri di distanza tra le file e quattro e mezzo tra l’uno e l’altro, fissati da Istituto superiore della sanità (Iss) e Inail, sono piovuti come una mazzata sul mondo dei bagni tricolori. “In autobus basta un metro e mezzo – ha sostenuto Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari – . Perché al mare dovrebbe essere diverso?”. Il rischio delle norme “allontana-sdraio”, dice il tam-tam dei 30 mila stabilimenti italiani, è chiaro: “Se queste indicazioni passeranno molti di noi semplicemente non apriranno”. Ed ecco che quei protocolli sul distanziamento sono stati bollati come “insostenibili” dai titolari degli stabilimenti balneari: ridurrebbero di un terzo i posti al ristorante e ancora di più negli stabilimenti balneari, provocando “gravi danni” a tutto il settore. Un messaggio trapelato ieri, dalle associazioni delle imprese al governo, al termine dell’incontro con il ministro Stefano Patuanelli. La protesta, dunque, è già scattata.

I 22,5 metri quadri ad ombrellone previsti dall’Iss, dice tranchant il sindaco di Rimini, Andra Gnassi, sono la via giusta “per chiudere le spiagge”. “Noi dovremmo dimezzare l’offerta e per di più spender soldi per le tendine necessarie a garantire l’ombra a tutti – dice Pierino Terenzi, titolare dei mitici Bagni 20 di Cattolica – . Rimarremo aperti solo per spirito di servizio, perché a queste condizioni guadagnare è impossibile”.
Rulli e ruspe sono al lavoro dal 4 maggio in tutta Italia per preparare l’arenile e il personale, metro e goniometro alla mano, sta studiando le soluzioni migliori per non buttare a mare la stagione. “Stiamo risistemando la perimetrazione per blindare lo stabilimento – racconta Giorgio Ardito presidente di Lignano Pineta a Lignano Sabbiadoro -. Dovremo ridurre gli ombrelloni in prima fila che erano già prenotati, potenziare i servizi di igienizzazione. Certo il 2020 non sarà un anno come gli altri”. “Il problema è che nessuno sa ancora esattamente cosa si può e cosa no”, si lamenta Terenzi. Che “dopo due giorni passati a risistemare le piscine”, ammette, ha scoperto ieri che potrebbero rimanere chiuse.
Insomma un’estate 2020 che oltre a faticare a decollare, rischia di essere una Caporetto per i bagni: “Le entrate crolleranno del 65%”, prevede il presidente di Federbalneari, Renato Papagni. E gli stabilimenti, come il resto del mondo del turismo, si aspettano una mano dal Governo per ridurre al minimo i danni della pandemia. “Abbiamo da pagare i costi delle sanificazioni – continua Papagni – dovremo fare sconti per attirare i turisti italiani visto che quelli stranieri, che valgono il 38% del nostro giro d’affari, li perderemo quasi tutti”.
L’assurdità delle regole sul “salvamento”
Una delle regole sulla sicurezza che sta già facendo molto discutere nel settore è sul web, è una parte forse solo apparentemente marginale. Quella sui bagnini, addetti, tra le altre cose, anche al “salvamento”. A loro l’Inail chiede di non avvicinarsi troppo in caso di bagnante con problemi di annegamento.

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