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Start Up fallite, ecco quali sono i cinque casi più eclatanti

5. Yik yak, il fallimento dei messaggini anonimi

I messaggini anonimi di Yik yak non hanno mai avuto successo e non sono mai stati presi in considerazione dal popolo del web. Nessuno ha mai apprezzato l’iniziativa di questa ditta, motivo per cui rientra nella lista delle Start Up fallite di recente. Il cyberbullismo ha contributo ad un crollo davvero netto degli utilizzatori. A quanto pare il popolo di internet non vuole assolutamente l’anonimato. All’inizio la valutazione era molto alta, con ben 400 milioni di dollari di quotazione. Dopo poco tempo il fallimento è stato inevitabile: nel giro di un anno c’è stato un crollo del 76% di utenti, troppo per reggere il confronto con gli altri colossi.

4. Start Up fallite, male anche Quixey

A quanto pare il motore di ricerca per le app non ha avuto un granché successo ed è rientrato di diritto nelle startup fallite. Questa applicazione indirizzava l’utente nella scelta di altre app in base ad un motore di ricerca, che funzionava come i classici motori presenti sul web. Ma qualcosa non ha funzionato secondo i piani. Gli assistenti vocali hanno avuto la meglio e a quanto sembra un motore di ricerca per le app non sembra essere la massima aspirazione per chi vuole navigare al meglio sul proprio smartphone. Da una valutazione di 600 milioni ad un fallimento totale.

3. Auctionata, le aste in streaming mai decollate

Poter fare un’asta in streaming sembrava un’idea rivoluzionaria, ma a quanto pare tra connessioni lente e problemi di ogni genere il tutto è stato abbandonato e il progetto Auctionata è finito tra la lista delle Start Up fallite. Trasmettere in diretta streaming un’asta avrebbe potuto avere un significato relativo, ma la possibilità di parteciparvi ha reso tutto più caotico. Non sappiamo bene cosa sia successo e come si sia svolto il tutto, ma molto probabilmente ci sono state parecchie critiche. La start up creata a Berlino ha chiuso i battenti nello scorso mese di maggio, senza trovare soluzione di continuità nei propri bilanci e nonostante l’arrivo di diversi milioni nelle casse dopo la fusione con Paddle8.
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2. Start up fallite, chiude anche HomeHero

L’assistenza agli anziani è un’ottima risorsa per chi non può occuparsene e l’obiettivo iniziale era davvero lodevole. Questa Start up offriva assistenza alle persone anziane o alle famiglie che ne richiedevano i servizi. A quanto pare questo business non è mai decollato: prima si parlava di un investimento con le polizze assicurative, poi un cospicuo esborso di dollari da parte dei finanziatori. Alla fine l’unico risultato è stato quello di aggiungere un altro business alla lista delle start up fallite.

1. Beepi, chiude anche il servizio di auto usate

Forse uno dei business che avrebbero potuto rendere di più e che poteva sicuramente facilitare il mercato. Beepi è nata sin da subito con l’intento di aiutare nelle trattative i privati che volevano vendere la propria auto usata. Una vera manna dal cielo per chiunque voleva evitare problemi di qualsiasi genere. L’idea era quello di abbattere i costi derivanti proprio dalle operazioni, ma a quanto pare nessuno è riuscito a far decollare questa impresa. Eppure era nata con il migliore degli intenti: 560 milioni di dollari di valutazione non è di certo una cifra riconducibile ad una start up. Organico dimezzato nel giro di un anno e l’inevitabile crollo verso la chiusura totale. L’ennessima storia di una delle tante start up fallite che non hanno avuto il modo di poter entrare nella porta principale riservata al successo.
 
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