
A più di un mese dalla brutale aggressione del 12 ottobre, quella che ha devastato la vita di un ragazzo di 22 anni — studente della Bocconi, oggi costretto a convivere con una invalidità permanente agli arti inferiori — la ferita non smette di sanguinare. E nelle ultime ore la vicenda è tornata al centro dell’attenzione, dopo gli arresti eseguiti il 18 novembre: cinque giovani, due maggiorenni e tre minorenni, tutti della zona di Monza.
Secondo le accuse, il gruppo avrebbe aggredito il ragazzo, lo avrebbe picchiato e accoltellato, per poi vantarsi su Instagram dell’“impresa”, mostrando un gelo e una leggerezza che hanno indignato l’intero Paese. Ora i cinque sono accusati di tentato omicidio pluriaggravato e rapina pluriaggravata in concorso, e sono stati ascoltati durante gli interrogatori di garanzia.

Oggi a parlare sono i genitori della vittima, ancora sotto choc dopo aver rivisto quelle immagini. La coppia si dice “incredula” di fronte all’atteggiamento dei ragazzi arrestati: «Ancora ieri, davanti al Gip, si sono affidati a banali e strumentali giustificazioni, senza mostrare alcuna consapevolezza della gravità di ciò che hanno fatto», hanno dichiarato.
Ciò che più li ha feriti è stata la mancanza totale di pentimento: «Auspichiamo che possano riflettere sull’insensatezza del male arrecato a un coetaneo che dovrà convivere ogni giorno con le conseguenze della loro azione vigliacca.»

I genitori hanno assistito ai video che documentano l’aggressione. Scene durissime, che li hanno costretti a rivivere ciò che il loro figlio ha subito. «L’accanimento del branco sul suo corpo accasciato, le espressioni irridenti e sprezzanti, i commenti fatti nella sala d’attesa del Commissariato… ci lasciano turbati e indignati per la disumana indifferenza degli autori del misfatto.»
Parole che restituiscono non solo il dolore, ma anche lo sgomento di fronte a un’aggressione definita “gratuita, feroce e priva di qualsiasi umanità”.
La coppia ha voluto ringraziare le forze dell’ordine, il gip e il pm che stanno seguendo il caso. Ora chiedono solo una cosa: che la giustizia faccia il suo corso. «A noi resta il compito di pregare e sperare per la salute di nostro figlio», hanno concluso.
Un appello che arriva da una famiglia distrutta, mentre Milano resta scossa da una violenza che ha cambiato per sempre la vita di un ragazzo e che pretende risposte e responsabilità.