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Tragedia di Stresa, i 3 arrestati crollano e confessano: “Freno disattivato volontariamente”

Alla fine, dopo un interrogatorio durato tutta la notte, le persone arrestate all’alba per la strage della funivia di Stresa hanno ammesso che “il freno non è stato attivato volontariamente”. Lo conferma a Raitre il tenente colonnello dei carabinieri Alberto Cigonani dopo i fermi del gestore dell’impianto Luigi Nerini, titolare della Ferrovie del Mottarone, il direttore dell’esercizio Erico Perocchio e il responsabile del servizio, l’ingegnere Gabriele Tadini. Come riporta Open, i tre sono accusati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime. (Continua a leggere dopo la foto)

Secondo la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi, che ha svolto gli interrogatori da ieri pomeriggio con la pm Laura Carrera, “tutti erano consapevoli che la funivia fosse tornata attiva lo scorso 26 aprile con il sistema di emergenza freni manomesso”, visto che sulla cabina precipitata era stata messa una ‘forchetta’, cioè un dispositivo che ha permesso di disattivare il freno e mai rimosso, per ovviare a un guasto più grave che invece avrebbe richiesto lo stop dell’impianto. (Continua a leggere dopo la foto)

I tre fermi per la procuratrice sono “uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti che abbiamo svolto. Nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale”. La ‘forchetta’ lasciata sulla cabina che è precipitata agiva da divaricatore per distanziare le ganasce dei freni e che invece avrebbero dovuto bloccare il cavo portante, nel caso di rottura del cavo trainate. (Continua a leggere dopo la foto)

Quel dispositivo non sarebbe stato rimosso, spiegano gli inquirenti della tragedia si Stresa, per “evitare disservizi e blocchi della funivia”. Un rimedio che avrebbe permesso di rimettere in attività la funivia, nonostante “il sistema presentava delle anomalie e avrebbe avuto bisogno di un intervento più radicale con un blocco se non prolungato, consistente”.

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