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Zelensky alla Camera, Travaglio e Di Battista contro Draghi: “Più guerrafondaio di lui”

Il discorso pronunciato di fronte al Parlamento italiano dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky sta suscitando diverse polemiche. In modo particolare, qualcuno punta il dito contro le parole del premier Mario Draghi che hanno preceduto quelle di Zelensky. A non fare sconti a Draghi sono Marco Travaglio, che lo attacca durante Otto e mezzo, e Alessandro Di Battista, che ci mette il carico pochi minuti dopo dallo studio di Dimartedì.

Alessandro Di Battista e Marco Travaglio

“Zelensky ha fatto un discorso molto diverso da quelli che aveva fatto al Congresso americano e al Parlamento tedesco. – spiega Travaglio alla Gruber – Non ha nemmeno nominato le armi. Non so se questo fosse un influsso della telefonata che aveva avuto con il Papa che è una delle notizie del giorno. Ieri poi il Papa ha detto che l’aumento della spesa militare è uno scandalo. E ha confermato la disponibilità del Vaticano a essere parte di un negoziato”.

MARIO DRAGHI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Marco Travaglio fa notare che il presidente ucraino “non ha parlato di no-fly zone, cioè di terza guerra mondiale. Tant’è che ha fatto apparire un po’ sbilanciato l’intervento di Draghi. Che invece ha insistito sulle armi, dopo il sollecito che gli era arrivato ieri dagli americani che hanno chiesto all’Italia di fornirne di più. Tra i due ho preferito il discorso di Zelensky”, conclude il direttore del Fatto Quotidiano.

“Lei Floris ha detto che Draghi sembrava quasi stupito delle parole di Zelensky. – Di Battista si rivolge al conduttore di Dimartedì – È vero, Draghi ha fatto un discorso più guerrafondaio di Zelensky. Probabilmente perché le bombe non arrivano in testa a lui. Draghi secondo me è sparito dalla scena internazionale, anche se ieri ha partecipato di nuovo a un incontro via Skype con Biden. È strano poi che da presidente del Consiglio qualche giorno abbia incontrato Sullivan, un consigliere degli americani, non un pari grado. La mia sensazione è che Draghi in questo momento risponda ‘signor sì’ a Washington. La mia sensazione è che Washington non voglia la fine immediata della guerra che a qualcuno conviene”, conclude l’ex M5S.

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