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“Offesa come donna dal video di Grillo. Va contro i valori del M5S”. Trenta a valanga

Anche l’ex ministra della Difesa e senatrice del M5s Elisabetta Trenta prende posizione dopo l’assurdo video di Grillo in difesa del figlio. “Caro Beppe – scrive – capisco il tuo dolore ma la tua rabbia e il tuo dolore non devono offendere la rabbia e il dolore dei genitori della ragazza”. Trenta commenta così la vicenda del video pubblicato da Beppe Grillo, in difesa del figlio Ciro, coinvolto in un’inchiesta per stupro. “Ne parlano in tanti oggi del video. Sento il dovere di dire che il contenuto di quel video rinnega i nostri valori”, scrive in un post pubblicato su Facebook. (Continua a leggere dopo la foto)

L’ex ministra Trenta ricorda poi che “durante il nostro primo Governo siamo stati fieri di approvare la Legge ‘Codice Rosso’, che ha peraltro esteso il termine per la denuncia di violenza subita da parte della donna da sei mesi a 12. Lo abbiamo voluto estendere perché la maggior parte delle donne violentate spesso non denunciano”. Trenta spiega che “Qui non ci sono vittime e carnefici, sono tutti vittime, anche ‘il gruppo che ride, che sono ragazzi di 19 anni che si stanno divertendo, che sono in mutande e saltellano col pisello di fuori così perché sono 4 coglioni, non 4 stupratori’ – come dici tu – sono vittime, vittime di una cultura che alza i limiti di ciò che si può fare e ciò che non si può e non si deve fare”. (Continua a leggere dopo la foto)

Conclude l’ex ministra: “Mi fanno pena anche loro sì, perché non hanno capito il limite dello sballo. Sono quei momenti di pazzia che segnano una vita e questo dispiace a tutti. Ma c’è una donna che ha denunciato e la Verità va accertata e, intanto, va rispettata ed aiutata”. L’esponente grillina in un’intervista a Repubblica ha aggiunto: “Posso accettare lo sfogo e il dolore di un padre, ma Beppe Grillo è la nostra bandiera e dire queste cose è andare contro le stesse battaglie e i valori del Movimento 5Stelle. Come donna io mi sono sentita offesa”, ha detto. (Continua a leggere dopo la foto)

“Beppe ha parlato per il dolore di padre e la rabbia davanti a processi mediatici che colpiscono di più se sei un personaggio noto. Ma non ha tenuto conto delle sensibilità altrui e soprattutto del fatto che otto giorni per denunciare una violenza, non significano che la violenza non sia esistita”, ha osservato Trenta, che ora si definisce solo una “attivista” del Movimento.

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