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Tria non si piega, Di Maio infuriato: “Un Paese bloccato dai suoi no”

Un lunghissimo braccio di ferro durato ben quattro ore e al termine del quale il ministro Tria è rimasto fermo sulle sue posizioni, senza piegarsi: i rimborsi ai truffati delle banche così come sono non possono essere licenziati. Hanno bisogno di una nuova fonte normativa per evitare guai con l’Europa e con la Corte dei conti. Nessun cedimento del titolare dell’Economia di fronte alle pressioni insistenti di Salvini e Di Maio, ai quali ha ribadito che “noi queste responsabilità non ce le prendiamo”.

Una situazione di stallo che ha fatto sbottare Di Maio: “La pazienza è finita”. Le associazioni dei truffati dovranno così aspettare fino a lunedì. Conte ha fatto trapelare che metterà intorno a un tavolo i rappresentanti degli oltre 200mila danneggiati dai crac bancari. E, nella sostanza, dovrà trovare con loro una via d’uscita alla situazione di stasi nel governo, che ha licenziato il decreto crescita “salvo intese”, una formula tecnica che prevede di fatto un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri per essere definitivamente approvato.Il governo ha istituito un Fondo da 1,5 miliardi per tre anni, rimandando a due decreti attuativi del Tesoro le indicazioni sul meccanismo per l’erogazione dei soldi. Proprio questo è il punto contestato, con Bruxelles a vigilare per impedire che si mettano in campo aiuti di stato. Un messaggio recepito da Tria, che ha resistito al pressing gialloverde. Due, ora, le soluzioni possibili per i truffati che cercano giustizia.La prima prevede un doppio binario: risarcimenti automatici per chi ha un Isee inferiore ai 35mila euro e un patrimonio mobiliare fino a 100mila euro, mentre chi supera questi parametri deve passare dal giudizio di una Commissione di nove membri indipendenti istituita al Mef. La seconda opzione prevede invece un binario unico: tutti sotto il giudizio della Commissione senza distinguo. Entrambe strade che dovranno sganciarsi dalla legge di bilancio e ancorarsi a una nuova norma, idea che non piace a Di Maio che non vorrebbe far aspettare così tanto.

“Troppi no e troppa lentezza. Serve un cambio di passo. Ci aspettiamo risposte serie e reali per i risparmiatori ma basta bloccare il paese con i no” l’attacco di Salvini, che gioca di sponda coi 5S. Toccherà a Conte, lunedì 11 aprile, provare a convincere i rappresentanti dei risparmiatori che una delle soluzioni di Tria può andare bene. 

“Qui comando io”. Salvini a muso duro, con Conte ora è una prova di forza