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Una fotografia terribile: l’Istat mette in luce tutti i problemi dell’economia italiana

In Italia si evidenzia la persistenza di una fase di debolezza del ciclo economico. A segnalarlo è l’ Istat, nella nota mensile sull’andamento dell’economia italiana in cui si sottolinea “l’ulteriore flessione registrata dall’indicatore anticipatore. Nella nota l’Istat sottolinea anche come “a ottobre la fiducia ha mostrato andamenti discordanti tra i consumatori e le imprese”. Secondo l’istituto di statistica, il clima di fiducia dei consumatori è lievemente aumentato, con un miglioramento del clima futuro e delle prospettive sulla disoccupazione, mentre risultano in peggioramento sia i giudizi, sia le attese sulla situazione economica del Paese. Inoltre nel mese di ottobre, è ripreso l’aumento dei prezzi al consumo e, rispetto agli altri paesi dell’area euro, il divario inflazionistico a favore dell’Italia si è leggermente ridimensionato.
Un campanello d’allarme quindi, l’indagine dell’Istat, che con la sua rilevazione della frenata dell’indicatore anticipatore dell’economia di ottobre, fa notare il costante protrarsi di una stagnazione economica che si è già palesata nel periodo precedente. Infatti è stato proprio l’Istituto di statistica a testimoniare che la spinta economica italiana va esaurendosi con segnali preoccupanti non solo dal commercio estero, ma dalla debolezza industriale interna. Infatti nel terzo trimestre, il Pil dell’Italia è rimasto invariato, e se senza un inversione della produzione industriale, degli investimenti e dei consumi, nel quarto trimestre rischia di scendere sotto lo zero.

Intanto, mentre la Manovra compie il suo difficile percorso in Europa e in Parlamento con il suo carico di una previsione della crescita al +1,5% per il 2019, molti segnali aumentano l’incertezza circa quell’obiettivo. Barclay’s, sulla base di un sondaggio tra i responsabili acquisti delle imprese, stima un meno 0,14 per cento, il che porterebbe il saldo 2018 dall’uno allo 0,9, ma soprattutto complicherebbe tremendamente lo scenario per il 2019. Nella manovra del popolo, il governo stima una crescita dell’1,5 per cento (e dell’1,6 nel 2020), per sostenere un deficit del 2,4 e un debito del 130: ma tutto ciò a che il Pil non si riduca rispetto alle promesse. Se questo accadrà, aumentano deficit e debito: e la frenata in corso potrebbe preludere l’anno prossimo a una crescita di appena mezzo punto, un terzo di quanto stimato dal governo. Un nodo questo che manda molti segnali di incertezza circa la riuscita della manovra, e che riesce a far mettere d’accordo Italia, Bruxelles e Consiglio europeo.L’Italia resta indietro anche nel confronto con altri paesi dell’Unione Europea. Ne è un esempio la Germania, che secondo la lettura preliminare dell’ufficio di statistica Destatis, la produzione industriale tedesca è cresciuta a settembre dello 0,2 per cento, il doppio delle attese, nonostante la frenata del settore automobilistico. Anche le costruzioni crescono del 2,2, rilanciate dagli investimenti pubblici e privati. Lo spread dunque non è più solo sui titoli pubblici ma rischia di trasferirsi alla manifattura che ha tenuto a galla l’Italia durante la crisi.Misure consociative e assistenziali quelle della manovra, che proprio secondo gli industriali non porteranno benefici all’economia italiana: Mario Poletti Polegato di Geox non scorge nulla “per giovani, innovazione e scuola”; Giuseppe Pasini, presidente della Feralpi metallurgica e dell’associazione industriali di Brescia racconta di come “qui la crescita si è fermata, con cali di produzione superiori al 4 per cento”; Pasini invece afferma che “Gli effetti della manovra e ancora prima del decreto dignità ci preoccupano molto”. Alle voci imprenditoriali si aggiungono le denunce per il blocco delle grandi opere e la cancellazione degli incentivi all’industria digitale. Inoltre anche il settore bancario è in fermento, anche se uscito bene dagli stress test. Le banche infatti cominciano a trovare difficoltà a finanziarsi a causa dello spread e della minaccia, ad aprile, di nuove revisioni dei rating.

 

 

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