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Caso Juventus, tutte le intercettazioni: “Qui è peggio di Calciopoli”

La Juventus è nei guai a causa dell’inchiesta aperta dalla procura di Torino sulle presunte plusvalenze illecite. Ora spuntano diverse intercettazioni che peggiorano la situazione per il club bianconero. “Tanto la Consob la supercazzoliamo”, così si rivolgeva a un collega il direttore finanziario della Juventus, Stefano Cerrato, parlando dello scambio con il Marsiglia Tongya/Aké che era valso una plusvalenza di 8 milioni di euro. L’intercettazione porta la data del 15 ottobre 2021, quando l’ispezione avviata tre mesi prima dall’organo di vigilanza era quasi terminata. Ispezione che però aveva dato il via libera alla richiesta di intercettazioni nei confronti della dirigenza del club torinese, firmata dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello.

Caso Juventus, tutte le intercettazioni

Il filone su cui indaga la procura è quello delle plusvalenze. E in quel periodo i dirigenti bianconeri si scambiano diverse telefonate in cui discutono delle strategie da adottare per evitare guai giudiziari. Peccato che ad ascoltarli dal 14 luglio ci fossero gli agenti della Guardia di Finanza. “Penso che, però, sarebbe opportuno dargli (alla Consob, ndr) un riferimento più o meno di principio contabile o di qualche cosa. Cioè posso io supercazzolarli in modo più raffinato? Invece di dire solo questo?”, si sfoga Stefano Bertola, capo dell’area business, con Roberto Grossi, revisore di Ernst&Young.

In un’altra intercettazione che porta la data del 26 ottobre, Grossi consiglia a Cerrato di non utilizzare il termine “aleatorietà”, che “è troppo forte”, ma di preferire “soggettività”. E poi ancora: “Non dite che non usate Transfermarkt, dite che qualche volta lo usate”. Dialoghi che, insieme ad altre intercettazioni, un mese dopo consentiranno alla GdF di presentarsi negli uffici della Juventus con un mandato di perquisizione firmato dal magistrato.

Intercettazioni che gli investigatori utilizzeranno per accusare i vertici del club bianconero, Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Maurizio Arrivabene, di false comunicazioni sociali per tre bilanci (dal 2018 al 2020), ostacolo alla vigilanza, aggiotaggio e false fatturazioni. Di plusvalenze il 22 luglio discutono anche il già citato Bertola e il direttore sportivo Federico Cherubini che si incontrano nel ristorante torinese Cornoler. Peccato che gli inquirenti avessero piazzato una microspia sotto al loro tavolo.

Una intercettazione ambientale, l’unica dell’inchiesta, che però in tre ore aiuterà a comprendere molte cose. “Io l’ho detto a Fabio (Paratici ex capo dell’area tecnica, ndr): è una modalità lecita ma hai spinto troppo. – dice Cherubini – E lui mi rispondeva: ‘Non ci importa nulla, perché negli scambi se metti 4 o metti 10 è uguale, nessuno ti può dire nulla’. Fabio ha avuto carta libera”. La replica di Bertola è emblematica: “La situazione è davvero delicata. Io in 15 anni faccio un solo paragone: Calciopoli. Lì c’era tutto il mondo che ci tirava contro, questa invece ce la siamo creata noi”.

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