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Bufale Audiweb. Dati inventati e senza riscontro nella rilevazione di luglio

La prima volta non è sempre come l’avremmo immaginata, bisogna ammetterlo. Nemmeno per Audiweb 2.0, il nuovo sistema voluto da Audiweb per migliorare l’osservazione dell’audience online e che fin dalla sua genesi aveva scatenato polemiche a non finire. Sulla carta, una supervisione per garantire massima tutela e trasparenza nel processo di raccolta dei dati degli utenti web, per età e sesso, affidato a Nielsen e a Facebook. In sostanza uno strumento considerato fin da subito pericoloso, come rivelato da Adnkronos, per la possibilità di “schedare” le preferenze degli italiani, nonostante le rassicurazioni dell’azienda in merito. Sul caso AgCom ha anche aperto un’istruttoria, per valutare la liceità e la pertinenza della nuova metodologia proposta. Audiweb, nel frattempo, ha cambiato le proprie note informative ammettendo l’utilizzo di dati personali.

Alla polemica sulla privacy si è poi affiancata un’altra, quella sulla veridicità delle rilevazioni effettuate e i cui dati sono stati diffusi per la prima volta proprio in questi giorni sancendo il primato di Repubblica tra le nostre testate online (3 milioni e 64mila i lettori quotidiani in media) seguita da Corriere della Sera, TgCom24 e La Gazzetta dello Sport. Numeri che hanno scatenato due guerre: una esterna, con il mondo della tv e quello dei giornali virtuali a contendersi l’audience, rimbalzandosi accuse di “taroccamenti” sulle misurazioni. E una intestina, che ha visto i piccoli editori contestare le cifre. Ascoltati da AgCom nel corso dell’istruttoria su Audiweb, Insight e fonti certificate hanno confermato i loro dubbi sulla bontà del sistema, così come Upa che si è schierata duramente contro i nuovi metodi di osservazione.

A dar voce alla protesta è Gianluca Luciano, editore della testata Caffeina Magazine, che parla di dati “che sono bufale, di molto inferiori rispetto a quelli che ognuno di noi vede personalmente giorno dopo giorno con i propri occhi. Non ci sono elementi di riscontro, si tratta di rilevazioni effettuate con le correzioni di panel ormai anacronistici. La stessa operazione fatta da Facebook con i numeri Audiweb è una follia, vengono rielaborati numeri senza però che ci sia trasparenza nel processo, che ci si dica come. Perché questi dati si discostano così tanto da quelli in possesso dei piccoli editori? Si premiamo sempre i soliti, ostacolando le iniziative nascenti. Su questi dati noi decidiamo gli investimenti futuri, la politica deve intervenire per mettere mano a un sistema malato, marcio, che non può continuare a funzionare così”. Il valzer dell’editoria: Chiocci lascia Il Tempo, ecco dove andrà a finire l’ex direttore