Aveva anticipato di non voler rompere completamente con il passato, Mario Draghi, inserendo nella propria squadra di governo alcuni elementi che già avevano fatto del Conte bis. E così è stato. Ma la scelta dei nomi non può che far riflettere. Perché se è vero che le richieste dei partiti sono state in gran parte accontenate, con conferme importanti come quella di Di Maio o Speranza, è altrettanto evidente che si è voluta creare una cesura con quel mondo vicino all’Avvocato del Popolo.
Non confermato, ad esempio, Alfonso Bonafede, una delle figure più vicine a Conte in questi mesi. E fuori insieme a lui anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. I due erano sempre stati indicati come fedelissimi dell’ormai ex premier e per entrambi la possibilità di un bis è sfumata.
Sorte analoga per Lucia Azzolina, che ha pagato a caro prezzo il caos nella gestione dell’emergenza sanitaria sul fronte scolastico, e per il titolare dell’Economia Roberto Gualtieri, un altro che aveva legato fortemente il proprio nome a quello di Conte. Per lui si era mossa persino Confindustria, invocando una conferma. Niente da fare. Passo indietro obbligato anche per Francesco Boccia, prima agli Affari Regionali e Autonomie. La “decontizzazione” del governo può dirsi così completa.Governo Draghi, la rabbia dei 5 Stelle: “Ci hanno asfaltati”, “tutta l’industria alla Lega”