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Una banda di incappucciati ripara le buche di Roma. Illegalmente

Venti persone, uomini e donne incappucciati, parte di un gruppo che agisce illegalmente per riempire le buche, ridipingere le strisce pedonali, raccogliere i rifiuti. Nessuno ha chiesto loro di farlo, ma il gruppo, che si fa chiamare Gap, non ce la fa a vedere la città nello stato in cui si trova e, così, come può, cerca di restituire un po’ di decoro alle strade della capitale. Come racconta l’Agi, siccome questi benefattori incappucciati non hanno alcun permesso per fare ciò che fanno, agiscono soprattutto di notte e col volto coperto.

Il nome Gap sta per Gruppi Artigiani Pronto Intervento, ma è anche un tributo ai partigiani dei Gruppi di Azione Patriottica. “Ognuno di noi aveva nonni o genitori partigiani. Vogliamo rendere loro onore” ha spiegato al Guardian un architetto cinquantenne che usa come pseudonimo Renato. I ‘gappisti’ sono stati particolarmente impegnati  negli ultimi mesi: a dicembre hanno sistemato una fontana degli anni ’40 della scuola elementare Principe di Piemonte. A gennaio hanno reimbiancato le strisce pedonali di una strada molto pericolosa.Attualmente stanno riparando il manto stradale di via Ostiense concentrandosi sul riempimento di una buca che puntualmente, quando piove, si riempie di acqua. Al termine del lavoro, i gappisti lasciano la loro firma: un logo con martello e cacciavite. Il gruppo è solito anche lasciare dei volantini in cui esortano i romani a seguire l’esempio. “Gap è una organizzazione segreta che invece di condurre azioni di sabotaggio, ripara laddove la burocrazia fallisce. Individua il tuo obiettivo, organizza e ripara: diventa tu stesso un gappista!”.“L’idea è arrivata per caso – spiega Peppe – Mio figlio frequenta la scuola con la fontana rotta. Qualche mese fa sono arrivati gli addetti alla riparazione ma si sono occupati solo delle tubature, senza toccare la struttura. Così abbiamo deciso di intervenire”. Spesso per portare a termine il lavoro è necessario violare le regole, come il fatto di entrare nella scuola di notte e senza permesso, o di aver bloccato una strada per sistemare le strisce. Ma l’alternativa non è migliore. “Ci diciamo: facciamolo e vediamo cosa succede” continua Peppe.

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