Capire cosa passa di preciso per la testa di Matteo Renzi in questi giorni è missione pressoché impossibile. Di sicuro non si può escludere che le ambizioni dell’ex Rottamatore possano deflagrare, prima o poi, in una crisi vera e propria, dalle conseguenze imprevedibili. E allora ecco scattare, inevitabile, il tormentone: cosa succederebbe in caso di fattura insanabile? Tra i giallorossi c’è un partito degli ottimisti che sostiene che, eventualmente, si potrebbe risolvere tutto con il più classico rimpasto: Italia Viva ottiene un ministero, assegnato a Renzi o alla fedelissima Boschi, e deponte l’ascia di guerra. Amici come prima.
Infine c’è la terza via, quella della crisi vera e propria, con il premier che si presenta in Aula per parlamentarizzare la rottura. Renzi resta convinto che al voto anticipato non si andrà, motivo per cui continua a tenere alta l’asticella della tensione. Ma in caso di crac, quale nuovo governo potrebbe nascere? Il primo nome papabile è quello di un vero e proprio totem dell’Ue, Mario Draghi, ex presidente della Bce già invocato a più riprese nelle scorse settimante anche da esponenti del centrodestra.
Non è da escludere, però, un’alternativa. Secondo il Fatto Quotidiano, infatti, a Palazzo Chigi potrebbe finire anche un democratico: i due nomi che si rincorrono sono quelli di Dario Franceschini e Lorenzo Guerini, entrambi possibili nuovi premier in caso di fine anticipata del Conte-bis. Un’ipotesi, quella di un esponente Pd al vertice, che darebbe qualche sicurezza in più anche al M5S, che guarda ancora a Renzi con buona diffidenza.Problemi di salute, Papa Francesco salta la messa di Capodanno