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9 miliardi di multa: la stangata di Bruxelles sull’Italia, un colpo durissimo da digerire

La bocciatura è arrivata, con la Commissione Ue a dire no alla bozza di manovra di bilancio 2019 presentata dal’Italia e che si riunirà di nuovo il 21 novembre, termine ultimo concesso al nostro Paese per attuare delle modifiche dopo la stroncatura da parte di Bruxelles. Una data fatidica che solleva un interrogativo: cosa succederà se le eventuali novità proposte dal governo non dovessero essere ritenute sufficienti? Si aprirebbe formalmente la procedura di infrazione per deficit eccessivo e violazione della regola del debito.

Una volta aperta la procedura, anticipa il sito Affari Italiani, la Commissione Ue chiederà alla Corte di Giustizia europea di valutare il caso. Se la Corte di Giustizia, una volta svolte le dovute indagini, riterrà che l’Italia effettivamente non abbia rispettato uno o più degli obblighi previsti dal Tfue (Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea o “patto di stabilità”), sarà obbligata a prendere dei provvedimenti ed emettere una sentenza. La palla tornerà a quel punto alla Commissione Ue che verificherà se l’Italia si sarà adeguata alla sentenza della Corte.Qualora la risposta sia no, potrà aprire una seconda procedura di infrazione e chiedere, sempre alla Corte di Giustizia Ue, l’esecuzione della sentenza chiedendo il pagamento di una somma forfettaria o di una penalità. L’ammontare della sanzione sarebbe in quel caso stabilito dalla Corte, tenuto conto di vari elementi come l’importanza dei regolamenti violati, l’impatto dell’infrazione nei confronti di interessi generali e particolari, il periodo di tempo nel quale la normativa Ue non è stata applicata dall’Italia, la capacità dell’Italia di pagare e l’eventuale importo proposto dalla stessa Commissione Ue.In totale, si prevede che la sanzione potrebbe arrivare a valere tra lo 0,2% e lo 0,5% del Pil, quindi tra i 4 e i 9 miliardi di euro in tutto. L’Italia potrebbe anche perdere l’accesso al programma di acquisto dei titoli di Stato gestito dalla Banca centrale europea, il “quantitative easing” destinato a concludersi a fine anno: in tutto si tratta di oltre 273 miliardi di euro di titoli che non verrebbero rinnovati e dovrebbero dunque trovare altri acquirenti.

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