
Nel carcere di Milano Opera, la notte è stata segnata da un episodio che ha riacceso con forza il dibattito sulle condizioni del sistema penitenziario italiano. Una fuga improvvisa, in un istituto considerato tra i più sorvegliati del Paese, ha lasciato emergere ancora una volta fragilità profonde e irrisolte.
Solo nelle ore successive è emerso che a scappare è stato un detenuto albanese di 41 anni, con fine pena fissato al 2048. L’uomo è riuscito a evadere nel modo più tradizionale: segando le sbarre della finestra e calandosi giù con lenzuola annodate. Resta però il grande interrogativo su come sia riuscito a superare anche la cinta muraria e se abbia avuto complicità esterne. Intanto sono in corso le ricerche da parte della Polizia penitenziaria e delle altre forze dell’ordine.
Una vicenda che, per Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, è l’ennesima prova del collasso in atto: «Certifica ulteriormente il fallimento delle politiche penitenziarie degli ultimi 25 anni, compresi i governi più recenti». Per il sindacato, non si può più procedere “turando falle”, senza un progetto strutturale e dignitoso per un Paese civile.
Opera scoppia: numeri che spiegano il disastro
Guardando ai dati dell’istituto milanese, il quadro è drammatico: 1.338 detenuti stipati in 918 posti disponibili, con un sovraffollamento del 153%, gestiti da soli 533 agenti. Ne servirebbero almeno 811, cioè il 34% in più. Un carico che schiaccia il personale, costretto a turnazioni estenuanti e con diritti fondamentali compressi.
Secondo De Fazio, questa emergenza non riguarda solo Opera. È un problema nazionale: i detenuti sono 63.690, i posti realmente utilizzabili solo 46.199, e alla Polizia penitenziaria mancano 20mila agenti. Una forbice che peggiora di anno in anno.
Il segretario della Uilpa chiede interventi immediati: ridurre la densità detentiva, potenziare gli organici, modernizzare strutture che “continuano a sgretolarsi”, implementare tecnologie, garantire assistenza sanitaria e avviare una riforma complessiva del sistema.
Un appello lanciato mentre le ricerche dell’evaso continuano e la fuga mette in luce, ancora una volta, un sistema penitenziario che sembra tenuto insieme più dalla buona volontà degli operatori che da una strategia istituzionale adeguata.