Una trattativa sofferta, lunga, complicata. Che ha conosciuto diversi stop, legati alle pretese dei due partiti. Ma che dovrebbe alla fine andare in porto. Il governo giallorosso è ormai pronto a nascere, con le consultazioni che volgono al termine e la nuova squadra che dovrebbe chiedere nel corso della prossima settimana la fiducia in Parlamento. Le distanze che restano ancora sono legate ai posti chiave: l’accordo deve passare per un ridimensionamento della figura di Luigi Di Maio, attuale vice-premier e titolare di due ministeri.
L’assenza dei vice-premier piace anche a Giuseppe Conte, che ha incassato felice anche l’endorsement del presidente Usa Trump. Ma tra gli esponenti dei due partiti, a eccezione dei renziani, si continua a respirare grande ottimismo per il raggiungimento dell’intesa. A Conte spetterà la chiusura della trattativa prima che i partiti salgano al Colle. Il ministero della Difesa sembra però piacere molto al capo politico M5S.
Parlamentari che solo in tarda serata, hanno appreso dell’ipotesi di votare sulla piattaforma Rousseau il futuro progetto di governo. Un quesito che sarà aperto (o sarebbe meglio dire potrebbe essere aperto) solo dopo le consultazioni con Sergio Mattarella e difficilmente potrà essere bocciato dalla base, che non sarà chiamata a esprimersi sull’accordo con il Pd ma sul programma. Il ricorso alla votazione online in questo caso viene bollata dai Dem come uno sgarbo istituzionale.Tra gli attuali membri del governo sono piuttosto sicuri di una riconferma Vincenzo Spadafora (che ha ospitato a casa sua anche il primo confronto tra Di Maio e Zingaretti), Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. Presenti magari in ruoli diversi. Anche Stefano Patuanelli, al primo mandato come parlamentare, sembra piacere ai dem. Nel Partito Democratico, Andrea Orlando e Dario Franceschini sono i più sicuri di entrare nel nuovo esecutivo.
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