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Vika: l’ultima danza di un angelo in tempi di guerra

Vika bambina morta Kiev

Vika, un nome da bambina ora trasformato in un eco tragico di guerra che risuona per le strade in ombra del quartiere Desnianskyi. Victoria, che prima di una notte d’inferno e fiamme danzava tra le rose del giardino pubblico, ancora fresca del ronzio delle api e del profumo di primavera. Le sue amiche la ricordano così, ridevano e scherzavano in un tranquillo pomeriggio, inconsapevoli della tempesta che si stava preparando nell’orizzonte. Nove anni, così giovane, così piena di sogni. Sogni di leggerezza, di danza, di tutù bianchi e luci sul palcoscenico, malgrado le pareti sbiadite del quartiere in cui viveva, il sogno di una vita più grande era ancora vivo.

Oggi, tuttavia, le luci del palcoscenico si sono spente e Vika è all’obitorio, insieme a sua madre Olha. La tristezza della guerra, i suoi effetti devastanti sulla vita quotidiana. Madre e figlia sono state trovate in un giardino devastato, un’esplosione che ha trasformato un luogo di gioco e di gioia in una tomba a cielo aperto.

Il rifugio chiuso

L’orrore di questa tragedia è esacerbato dalla verità che la loro morte avrebbe potuto essere evitata. La porta del rifugio antiaereo era chiusa, sigillata da un custode ubriaco, hanno detto. Ma la verità è che Vika e Olha sono state lasciate sole, abbandonate in un giardino che è diventato il bersaglio di un missile lanciato da lontano, trasformando un rifugio in un labirinto di morte.

Victoria Ivashko è diventata la bambina numero 484 ad essere uccisa in questa guerra, un numero che cresce mentre noi, al sicuro nelle nostre case, dimentichiamo il prezzo della guerra. L’autorità ucraina tiene il conteggio, ricorda a tutti noi il costo inumano della guerra.

Ora, in mezzo al caos e alla distruzione, la gente cerca di fare i conti con l’orribile realtà. In una strada devastata, davanti al buco scavato dall’esplosione, un uomo anziano piange la perdita di una figlia e di una nipote, seduto su una sedia che gli è stata portata perché il dolore era troppo grande.

La notte della morte di Vika iniziò tranquilla. Ma poi, alle tre di mattina, lo spettacolo affascinante ma terrificante della contraerea iniziò, trasformando il cielo sopra Kiev in una sinfonia di luci metalliche che per un istante illuminavano le cupole d’oro di Santa Sofia. Poi, dopo il decimo lampo, un silenzio inquietante.

Nel quartiere di Darnitskyi, una donna sconosciuta perdeva la vita. E a Desnianskyi, un missile russo Iskander precipitava quasi a piombo, spargendo detriti e morte. Tre alberi venivano sradicati, le finestre e le porte dei palazzi popolari erano schiantate, l’asilo e l’area giochi, la stazione di polizia e tre scuole erano scheggiati. La vita come la conoscevamo era sparita, sostituita da un chilometro di devastazione.

Un piccolo altare in strada

Ora, dove una volta c’erano i sorrisi e la risata innocente di Vika, c’è un piccolo altare. Fiori e pupazzi di peluche adornano il luogo in suo ricordo, un tributo silenzioso alla sua breve vita. Il rabbino Moshe Reuven Asman, leader della comunità ebraica di Kiev e dell’Ucraina, si trova lì, non perché Vika fosse ebrea, ma perché, come dice, “la gente deve sapere che la Russia è un regime criminale, che uccide i civili”. Lui, che è nato a Leningrado e ora è diventato ucraino, si chiede perché il mondo resti in silenzio.

In una sinistra coincidenza, la morte di Vika è avvenuta nel Giorno Internazionale del Bambino. Il sindaco Klitschko ha annullato le festività in risposta all’orribile tragedia. Tre morti, 19 feriti, tra cui un’altra bambina, la città è in lutto. Olena Zelenska, moglie del presidente ucraino, ha ricordato Vika, dicendo “ogni bambino colpito è causa di dolore per l’intero Paese…”.

Vika, una bambina che adorava il judo e sognava di diventare una ballerina o una chitarrista. La nonna Gala le aveva regalato un ukulele. La storia di Vika è un tragico monito sulla realtà della guerra, una realtà che colpisce più duramente coloro che sono più indifesi: i bambini. La sua storia è un promemoria per noi tutti che ogni vita ha valore, che ogni vita merita di essere vissuta lontano dalle ombre della guerra. E anche se la guerra continua, la memoria di Vika, l’ultima bambina uccisa dai russi, vivrà per sempre nel cuore di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerla.