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Vittorio Sgarbi risponde alle polemiche: “Allora censuriamo Pasolini e Battisti?”

Sgarbi risponde polemiche

Dopo una serie di polemiche per un recente intervento al MAXXI, Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, risponde con determinazione, accusando i suoi critici di “censura intollerabile”.

Sgarbi ha respinto le accuse mosse contro di lui, sostenendo che siano nate da “un’azione intimidatoria” avviata da alcuni dipendenti. Questi ultimi, secondo Sgarbi, avrebbero sollevato uno scandalo immotivato, decurtando le circostanze del suo intervento, evento che si è svolto ormai dieci giorni fa ed è stato accolto, a suo dire, “da applausi e divertimento”.

“Non penso affatto alle dimissioni”, ha dichiarato Sgarbi, mettendo l’accento sulla sua responsabilità e libertà nell’esprimere le sue idee. “Giuli non c’entra nulla, sono responsabile di quello che ho detto e l’ho detto in totale libertà.”

L’evento in questione era uno spettacolo “con due attori” – Morgan, che faceva le domande, e Sgarbi, che rispondeva. Questa la tesi del sottosegretario. Durante l’evento, Morgan ha chiesto a Sgarbi quante donne avesse avuto, a cui il sottosegretario ha risposto citando un discorso di Michel Houellebecq per la laurea honoris causa. “Ho parlato della prostata e del mio cancro. È libertà di parlare”, ha difeso Sgarbi.

In risposta alle polemiche, Sgarbi ha sollevato la questione della censura, paragonando il suo intervento a opere di Pasolini, Houellebecq, Battisti, Mozart, Lorenzo da Ponte e Manzoni. “Allora censuriamo Petrolio di Pasolini, Houellebecq, Dieci ragazze per me di Battisti, Mozart, Lorenzo da Ponte o chiediamo a Manzoni di ritirare Merda d’artista, uno dei capolavori del ‘900?”

Sgarbi ha poi criticato i suoi detrattori, tra cui Carlo Calenda, definendo la loro reazione come una “strumentalizzazione ridicola” e sostenendo di non aver mai letto niente di “più idiota”.

La polemica continua a infiammare il dibattito pubblico sulla libertà di espressione, con Sgarbi che rimane fermissimo nella sua posizione, difendendo il suo diritto di esprimersi liberamente e criticando coloro che vedono le sue parole come inaccettabili.