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“Il virus è arrivato anche in Italia!”. Registrati i primi casi umani: attenzione a quell’insetto

West Nile virus Italia

I casi umani di West Nile segnalati a Latina rappresentano un indicatore significativo della presenza del virus nel Centro Italia. La loro origine autoctona sottolinea una circolazione interna del patogeno nel Lazio, un’area non tradizionalmente associata a questa infezione. Gli esperti segnalano come la presenza del virus nelle regioni centrali e meridionali sia documentata da tempo, confermando una diffusione più ampia rispetto al passato.

Diffusione geografica del virus West Nile in Italia

I dati più recenti forniti dall’Istituto superiore di sanità (Iss) indicano che il virus West Nile è endemico soprattutto nel Nord Italia, in particolare nella Pianura Padana. Tuttavia, la sua presenza si estende anche al Centro e al Sud del paese, sebbene con minore incidenza clinica negli esseri umani. In queste aree, il virus circola prevalentemente tra gli animali, con una forte presenza tra gli uccelli – che costituiscono il serbatoio principale – e le zanzare, che fungono da vettori.

La Culex pipiens, una zanzara notturna diffusa anche nel Centro-Sud, è riconosciuta come il vettore principale del virus. La conferma di casi umani autoctoni non sorprende, considerata la circolazione ormai consolidata tra la fauna e gli insetti vettori.

Andamento dei casi confermati e picco stagionale

Nel 2024 sono stati registrati oltre 450 casi confermati di infezione da West Nile in Italia, con alcune conseguenze anche letali. La diffusione del virus segue un andamento stagionale consolidato: inizia a giugno, raggiunge un picco tra luglio e agosto, e si riduce progressivamente a settembre. Il Nord-Est rimane la zona più colpita, ma le segnalazioni dal Lazio evidenziano una tendenza all’espansione territoriale.

Il progressivo aumento dei casi testimonia un quadro epidemiologico in evoluzione, con il virus che si manifesta sempre più frequentemente anche in aree un tempo considerate a basso rischio di trasmissione.

Il ciclo naturale del virus tra zanzare e uccelli

Il ciclo del virus West Nile si basa su due attori fondamentali: le zanzare e gli uccelli. La Culex pipiens, particolarmente attratta dagli uccelli – da cui il termine “ornitofila” – svolge sia il ruolo di vettore sia quello di amplificatore dell’infezione. Gli uccelli costituiscono il serbatoio biologico del virus, essenziale per la sua persistenza e diffusione. Uomini ed equidi, come i cavalli, sono considerati ospiti accidentali. Sebbene possano contrarre l’infezione, la carica virale nel loro sangue non raggiunge livelli tali da consentire la trasmissione del virus alle zanzare, interrompendo così la catena epidemiologica. Ciò significa che questi ospiti non contribuiscono al mantenimento naturale del virus.

Influenza del cambiamento climatico sulla diffusione del virus

Uno dei fattori principali che facilita la diffusione del West Nile è il cambiamento climatico. L’aumento delle temperature e la presenza di inverni miti consentono alle zanzare di sopravvivere più a lungo, riprodursi rapidamente e prolungare la loro stagione di attività. Ciò aumenta le occasioni di trasmissione del virus. Inoltre, la presenza crescente degli uccelli anche negli ambienti urbani contribuisce alla diffusione del patogeno, rendendo le città aree favorevoli alla trasmissione e complicando le strategie di prevenzione.

I piani di monitoraggio delle autorità sanitarie, che includono il controllo di altri virus trasmessi da insetti come l’Usutu virus, rappresentano strumenti fondamentali per la gestione di una realtà sanitaria in evoluzione, in cui arbovirosi una volta considerate esotiche trovano condizioni favorevoli anche in Italia.

Monitoraggio e prevenzione continua

La situazione attuale richiede una sorveglianza costante e un aggiornamento continuo delle strategie di sanità pubblica. Pur manifestando una stagionalità marcata, il virus West Nile si avvantaggia dell’anticipo della stagione calda e delle modifiche degli habitat delle zanzare, modificando così il panorama epidemiologico nazionale. I casi autoctoni rilevati nel Lazio rappresentano un segnale di allarme: la circolazione del virus non è più circoscritta a specifiche aree, ma assume carattere nazionale. La combinazione di fattori ambientali, comportamentali e climatici rende il rischio di diffusione su larga scala un elemento da non sottovalutare.

Con oltre 450 casi registrati nel 2024 e la stagione ancora in corso, il West Nile virus conferma la sua presenza endemica in Italia. Sebbene non si trasmetta da uomo a uomo, rappresenta un problema sanitario concreto che richiede informazione, monitoraggio e misure di prevenzione mirate.

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