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“Gli tenevo la mano, poteva essere mio figlio”. Il racconto del carabiniere che ha soccorso Willy

Adesso a parlare è l’uomo che ha soccorso per primo il giovane Willy. Si tratta del maresciallo maggiore dei carabinieri, Antonio Carella, comandante della stazione di Colleferro. “Ho stretto la mano a quel ragazzo che era a terra e gli ho fatto una carezza. Gli ho detto che sarebbe andato tutto bene e che i soccorsi sarebbero arrivati presto”. Il racconto è affidato al capitano Ettore Pagnano che comanda la compagnia di Colleferro e che domenica ha interrotto le sue ferie per rientrare d’urgenza a coordinare al meglio le indagini sulla terribile tragedia. “È stato lui (Carella, ndr.) il primo a intervenire, ed è stato lui a far partire tutte le indagini e a consentire l’arresto in flagranza dei quattro”, spiega il capitano Pagnano al Corriere.

Le chiamate al 112, infatti, sono arrivate soltanto molto dopo e per sollecitare l’intervento dei soccorsi. “Ero nel mio alloggio di servizio, vicino al luogo in cui è avvenuto il fatto – racconta il maresciallo maggiore Carella – ho sentito delle grida, urla, molto chiasso. Mi sono alzato immediatamente e mi sono infilato la prima cosa che ho trovato. Sono quindi sceso in strada e ho trovato Willy Monteiro Duarte steso per strada, visibilmente ferito ma ancora cosciente. Con una mano ho cercato di dargli conforto e rassicurarlo, con l’altra ho chiamato in caserma per farmi dare supporto di uomini e immediatamente ho richiesto l’intervento del 118”.

Racconta ancora Carella: “I quattro ragazzi di Artena erano già fuggiti sul Suv, ma attorno al ventunenne ferito si era formato un capannello di persone. Ho iniziato a interrogare le persone presenti – ha aggiunto il maresciallo – ragazzi amici del giovane steso a terra ed esercenti della zona e ho chiesto chi e cosa avessero visto. Due di loro mi hanno dato indicazioni precise sul modello dell’auto e sulla targa. Ho capito subito quindi di chi si trattava. Ho diramato modello e targa alla centrale e detto di spostarsi subito a cercare ad Artena perché ero quasi certo che si trattasse proprio di loro”.

“Sono rimasto accanto a Willy tutto il tempo necessario finché non lo hanno portato via. Ero in pena per lui come fosse un figlio. Quando è arrivata l’ambulanza e lo hanno caricato sulla lettiga lo vedevo spento – ha concluso il maresciallo Carella – Prima che i portelloni si richiudessero ho visto il medico che tentava di rianimare il ragazzo facendogli un massaggio cardiaco. È l’ultima immagine di Willy che ho”.

 

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