“Una follia”. Non ha usato troppi giri di parole, Nicola Zingaretti, per definire la strategia dell’alleato di governo, Luigi Di Maio, leader di un partito in difficoltà, il Movimento Cinque Stelle reduce da spaccature interne e batoste elettorali, che cerca di rimettersi in piedi puntando su un cavallo pericoloso da domare, l’antieuropeismo. Il riavvicinamento del partito pentastellato alla Lega di Salvini, con tanto di rinnovati attacchi a Bruxelles, preoccupa non poco il leader dem, che tenta comunque di mantenere la rotta: non sarà il Pd, in ogni caso, a far cadere il governo.
Lo scontro tra Pd e Cinque Stelle si consuma innanzitutto intorno al Mes, il “Fondo salva-Stati” sulla cui riforma si discute ormai da settimane. A mediare toccherà a Gualtieri, con Di Maio che pur ribadendo la sua fermezza sul tema si è detto disposto a un incontro col premier Conte per portare le sue proposte. Il 12 e 13 dicembre, comunque, si andrà al voto, e al momento una presa di posizione italiana contraria alla ratifica dell’accordo non è nemmeno in discussione.
Il ministro del Tesoro tenterà di addolcire i grillini, insomma, lasciando loro qualche concessione che faccia gridare alla vittoria. I dietrofront, però, non sono nemmeno da prendere in discussione. D’altronde, e il Pd lo sa bene, un eventuale strappo pentastellato avrebbe conseguenze devastanti innanzitutto per il Movimento stesso: tornare alle urne, oggi come oggi, sarebbe un suicidio più per i Cinque Stelle, in picchiata nei sondaggi, che per i dem.Luca, il papà single che ha adottato Alba, una bimba down: “È la mia felicità”