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Predappio, il ministro dell’Interno Piantedosi: “Una pagliacciata”

Il raduno di Predappio è una “pagliacciata”. Parola del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che nelle ultime ore è finito nel tritacarne mediatico perché ha bloccato il rave di Modena mentre non ha fatto nulla contro il tradizionale omaggio fascista alla tomba di Benito Mussolini. Intervistato dal Corriere della Sera, il titolare del Viminale chiarisce la sua posizione e quella del governo Meloni sulle due vicende.

Piantedosi definisce Predappio una pagliacciata

“Credo sia interesse di tutti contrastare i rave illegali. – dichiara Piantedosi al Corriere – Trovo invece offensivo attribuirci la volontà di intervenire in altri contesti, in cui si esercitano diritti costituzionalmente garantiti a cui la norma chiaramente non fa alcun riferimento. L’obiettivo della norma sui rave party è allinearci alla legislazione degli altri Paesi europei anche ai fini di dissuadere l’organizzazione di tali eventi che mettono in pericolo soprattutto gli stessi partecipanti”, puntualizza il ministro dell’Interno.

“A Modena si ballava in un capannone pericolante e si rischiava una strage. – prosegue il titolare della Farnesina parlando ancora del rave bloccato dalle forze dell’ordine – Finiscono per tenere in scacco intere zone, pregiudicando attività commerciali e viabilità. In ogni caso la conversione dei decreti si fa in Parlamento, non sui social. In quella sede ogni proposta sarà esaminata dal governo”.

Per quanto riguarda invece il corteo fascista di Predappio, Piantedosi ha le idee chiare. “Si tratta di una manifestazione, una pagliacciata, che deploro nella maniera più assoluta. – taglia corto il titolare del Viminale – Si svolge da anni, senza incidenti e sotto il controllo delle Forze di polizia. E posso assicurare che segnaleranno all’autorità giudiziaria tutti gli eventuali comportamenti in violazione delle disposizioni vigenti”. Parlando dei disordini alla Sapienza, infine, Piantedosi sottolinea che “le forze di polizia sono intervenute per evitare il contatto rischioso tra gli organizzatori del convegno e i manifestanti”.

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