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Crollo del ponte Morandi, il giallo del tir pieno di hashish: le intercettazioni

Un tir carico di 900 chilogrammi di hashish precipitato durante il crollo del ponte Morandi di Genova il 14 agosto del 2018. È questa la clamorosa novità che emerge dalle indagini condotte dalla procura del capoluogo ligure. Il prezioso carico pare fosse destinato ad alcuni camorristi, mentre ad occuparsi del tentativo di recupero della droga sarebbe stato Francesco Benito Palaia, presunto affiliato al clan calabrese di ‘ndrangheta dei Bellocco. Palaia ne parla con un altro affiliato in alcune intercettazioni che ora sono state rese pubbliche.

Il crollo del ponte Morandi

Dunque, tra le macerie del ponte Morandi ci sarebbe stato anche un grosso carico di hashish che le organizzazioni avrebbero fatto di tutto per recuperare. Anche se al momento non è ancora chiaro se l’operazione sia andata in porto, oppure se i clan abbiano dovuto rinunciare a quella droga. Quello che emerge è che il fumo fosse destinato ad alcuni camorristi di Scampia e Secondigliano, ma che il recupero fu tentato dalla ‘ndrangheta in cambio di una divisione a metà del carico.

A svelare involontariamente quanto potrebbe essere accaduto in quel tragico giorno del crollo del ponte Morandi è Francesco Benito Palaia, intercettato dagli inquirenti nel 2020 mentre discute con Rosario Caminiti, un altro presunto affiliato alla potente cosca di ‘ndrangheta di Reggio Calabria. “Allora quando è caduto il ponte Morandi, se tu vai al primo video…”, dice Palaia. “È caduto un furgone”, lo interrompe Caminiti completando la frase. “Sì, il cargo! Ora questi marocchini sanno che il fumo non c’è più! Hai capito?”, conferma Palaia.  Il giudice per le indagini preliminari Vincenza Bellini spiega che i due uomini hanno raccontato di quel “cargo frigo imbottito di numerosi chili d’hashish che erano destinati a dei malavitosi campani”.

Secondo quanto si legge nell’ordinanza del gip, Palaia sarebbe stato “ingaggiato” per “effettuare un tentativo di recupero” dell’hashish, poiché vantava conoscenze nel settore del recupero dei rottami. Lo ‘ndranghetista “avrebbe potuto individuare e trasportare la carcassa del mezzo contente il notevole quantitativo di hashish. L’accordo avrebbe in seguito previsto una spartizione della sostanza stupefacente al 50%”, spiega il giudice.

Secondo il racconto di Palaia, i resti del furgone si trovavano “in un piazzale di Latina” e lui sarebbe stato incaricato di andare a recuperare quel “carico nella cella frigorifera” perché era stato dissequestrato. Caminiti gli domanda se l’autista del mezzo sia morto, ma Palaia lo rassicura raccontandogli che il furgone sarebbe caduto “paru” e lui si è così salvato. “Io posso fare una cosa, facciamo cinquanta e cinquanta, io lo vendo il 50% te lo prendi tu e il 50% me lo prendo io… gli ho detto io, tanto tu non lo hai pagato e tu lavori … ora, il camion lo hanno spostato da Latina e lo hanno portato a Frosinone.. ora, l’altro ieri mattina ha chiamato se c’è la possibilità di un carrellone”, conclude poi il suo racconto.

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