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Previsioni economiche per l’export 2018: il ruolo dell'Italia

Il 2018 rappresenterà un anno di cambiamenti per l’export. Il settore ha guadagnato circa 331 miliardi nei primi nove mesi dell’anno appena trascorso, e si preannuncia una crescita del 4% nei prossimi anni.

in primo luogo cambieranno le economie dei paesi emergenti: stanno infatti mutando i comportamenti d’acquisto, l’innovazione industriale e quella tecnologica, che va a sostituirsi a quella di produzione.

Per quanto riguarda i mercati sui quali l’Italia investirà più degli altri, Francia, Germania e Stati Uniti rappresentano ancora una roccaforte sicura, mentre Spagna, Repubblica Ceca e Polonia sono i mercati sui quali puntare.

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I paesi emergenti

La grande scommessa va fatta invece sulla Cina, la Russia e gli Emirati Arabi, posti sicuramente più lontani, ma che stanno fiorendo e sono pronti ad importare i nostri prodotti più eccellenti.

Inoltre ci sono poi i paesi emergenti, dove l’economia è in crescita costante come quelle di Indonesia, Ghana e Messico.

La Sace (società di assicurazioni attiva nell’export-credit) individua alcune economie estremamente promettenti: Sudafrica, Qatar e India solo per citarne alcune.

D’altra parte il made in Italy ha bisogno di allargarsi e creare nuove piazze, soprattutto secondo il nuovo Piano straordinario, definito dalla manovra del governo, che prevede l’espansione commerciale organizzata secondi strategie ben precise fino al 2020.

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Il settore di riferimento dei beni

Il lavoro da fare è ancora molto, l’investimento infatti dipende soprattutto dal settore del bene di riferimento. Per i beni di consumo, ad esempio, l’Italia è ben posizionata, ma deve puntare sull’ecommerce per poter preservare la propria posizione privilegiata.

Per quanto riguarda invece il settore dei beni tecnologici, il nostro paese ha la necessità di investire nei paesi asiatici, come l’Indonesia, la Repubblica popolare cinese e il Vietnam.

Per quanto riguarda poi i beni di investimento e il settore dei beni strumentali, l’Italia deve fare uno sforzo affinché la nuova industrializzazione sia sempre più efficienti e gli investimenti riguardino soprattutto i mercati di frontiera.

Insomma, l’obiettivo secondo il Piano straordinario italiano è quello di raggiungere almeno i 490 miliardi di euro entro la fine del 2020. La lista dei paesi è ormai stata completata, adesso è il momento di passare all’azione.

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