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“Decreto da riscrivere”. Genova, il testo è un pasticcio e blocca tutto. Ora è rivolta

Il sindaco di Genova Marco Bucci, nominato commissario per la ricostruzione del ponte Morandi, in un’audizione alla Camera ha fatto notare che il decreto approvato dal governo con gran ritardo ha molte criticità: secondo alcuni giornali, andrà molto probabilmente riscritto in Parlamento. Il “decreto Genova” sulla ricostruzione del ponte Morandi è in vigore da sabato 29 settembre, dopo settimane di ritardi, imprevisti, pasticci del governo e critiche delle opposizioni. Entro 60 giorni dovrà essere convertito in legge dal Parlamento, dopo modifiche che si preannunciano molto corpose.

Il decreto contiene “disposizioni urgenti per la città di Genova e la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti” ed è composto da 46 articoli (erano 17 il 13 settembre, quando se ne occupò il Consiglio dei ministri), non tutti relativi a Genova. Le decisioni più importanti che hanno a che fare con Genova riguardano lo stanziamento dei fondi per la ricostruzione, l’esclusione di Autostrade dai lavori e la creazione di una nuova agenzia nazionale di vigilanza su strade e ferrovie.

Il sindaco-commissario ha parlato innanzitutto dei fondi, dicendo che servono 120-140 milioni in più “ai quali aggiungerne altri 90 per gli sfollati”. 20 milioni per introdurre la cassa integrazione in deroga per un anno per le aziende danneggiate dal crollo, 60 milioni nel 2019 per l’autotrasporto e 50 milioni almeno per il porto. Ha anche spiegato che il limite massimo di indennizzo per le imprese che hanno subito danni e cali dopo il crollo del ponte – fissato in un articolo del decreto – “è veramente basso”: i 5 milioni di euro messi a disposizione “sono circa 8 volte meno di quanto servirebbe”. La seconda questione critica, secondo Bucci, riguarda l’esclusione di Autostrade.

Nel decreto c’è scritto che non ci potrà essere “alcuna partecipazione diretta o indiretta in società concessionarie di strade a pedaggio, o siano da quest’ultime controllate o ad esse collegate, anche al fine di evitare un indebito vantaggio competitivo nel sistema delle concessioni autostradali”. Il problema è che quel che resta del ponte Morandi è ancora in concessione ad Autostrade, concessione che non è stata revocata e su cui il decreto non dà indicazioni: il decreto non contiene insomma le norme che consentano in modo rapido al commissario di prendere in carico il ponte per la progettazione, la demolizione e la ricostruzione.

“Per metterci le mani serve un esproprio, o la revoca della convenzione”, ha detto Bucci. Il sindaco ha infine sottolineato che se non si vuole coinvolgere Autostrade, “bisogna che nel decreto sia scritto chiaramente che gli indennizzi agli sfollati li eroga il commissario, che poi si rivarrà su Autostrade per avere indietro le risorse”. Insomma, è un po’ complicato… Autostrade ha fatto sapere di non volersi rassegnare all’esclusione dai lavori e non ha escluso l’intenzione di presentare un ricorso in tribunale.

Un altro problema ha infine a che fare con i tempi della ricostruzione: “Se vogliamo avere il ponte ricostruito per il Natale 2019, dobbiamo fare il progetto entro 45 giorni, partire a dicembre con le demolizioni e poi la ricostruzione dopo aver fatto il progetto esecutivo”, ha detto Bucci. “Se vogliamo che il primo dicembre partano i lavori di demolizione, dobbiamo stabilire in modo molto più chiaro nel decreto quali sono le deroghe, quale deve essere la procedura per attivare le deroghe”, ha detto Bucci. Insomma, un decreto-pasticcio: tutto quello di cui Genova non aveva bisogno.

 

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