Anime diverse, stesso Movimento. Quello di un Luigi Di Maio sempre più spregiudicato, sempre più sprezzante, tormentato dal fantasma di un Di Battista lontano e allo stesso tempo vicinissimo e spinto proprio dalla paura di un ritorno del collega di partito ad alzare ancora la posta, spostare l’asticella in su. Attaccando Banca d’Italia, rea di aver espresso dubbi sulla manovra, invitandola provocatoriamente a candidarsi. Puntando il dito contro un istituto di secondo piano come l’Ufficio parlamentare di bilancio. Giggino, insomma, ha rimosso anche gli ultimi filtri. Scatenando così la preoccupazione di quella parte della galassia pentastellata che, in un momento così delicato, preferirebbe abbassare i toni, abbandonare slogan e totem per andare alla ricerca di una conciliazione mai così lontana.
L’idea di andare allo scontro con l’Europa preoccupa la parte più responsabile del Movimento, spaventata anche dalla tenuta economica del Paese. Le ultime sparate contro Banca d’Italia non sono piaciute nemmeno al premier Conte, irritato da toni così aggressivi. La paura dei pentastellati è che una simile strategia non faccia che favorire l’alleato-rivale Matteo Salvini, uno che con freno e acceleratore sa giocare meglio del collega Di Maio e ha tempi e modi ormai più rodati, più efficaci. Il sorpasso della Lega sui Cinque Stelle, sondaggi alla mano, c’è già stato. Il rischio è che la distanza si faccia sempre più irrecuperabile.Oltre i limiti! L’amico di Di Maio e i tweet della vergogna: che imbarazzo tra i Cinque Stelle