“Ha un conflitto di interessi, chiarisca o se ne vada”. Un ultimatum vero e proprio quello lanciato dal Movimento Cinque Stelle, per bocca di Francesco Silvestri, al capo di Gabinetto del ministero dell’Economia, Roberto Garofoli. Un messaggio chiaro, netto, che arriva dopo le accuse lanciate dal Fatto Quotidiano: “il capo di gabinetto pochi mesi prima ha fatto un ottimo affare: è riuscito ad aprire un lussuoso B&B nel cuore di Molfetta grazie alla Croce Rossa, ottenendo dai suoi vertici, a buon prezzo, un immobile che per nove anni aveva inutilmente preteso a suon di carte bollate”.
Un articolo che ha alzato il velo sui presunti scambi di favore tra il capo di Gabinetto del Mef e la Croce Rossa, prassi che a quanto si legge parrebbe prassi consolidata e che ridà fiato, di colpo, alle voci che volevano una “manina” intervenuta dall’alto per modificare il decreto fiscale, denuncia fatta nelle scorse settimane da Di Maio e inizialmente ignorata (se non sbeffeggiata, a tratti) dai compagni di governo della Lega.
I pentastellati sono subito andati alla carica, convinti di aver trovato l’autore di quella modifica che Di Maio aveva evidenziato a Porta a Porta e che era stata, secondo le versioni ufficiali, scoperta in tempo dal premier Conte, prima che il testo venisse inviato al Quirinale. A difesa del tecnico del Tesoro si è mosso il presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti, che ha espresso apprezzamento per i dirigenti del ministero: “queste stimate persone, competenti e capaci, servitori dello Stato, nel senso più alto di questa affermazione, che sono ripagati del loro impegno con inaccettabili insinuazioni”.