Alla fine il passo indietro è arrivato. Un po’ a sorpresa considerando che parliamo di Matteo Salvini, lo spauracchio dell’Europa, amico di Putin e avversario non troppo nascosto di Juncker. Ma evidentemente il clima in cui si trova il Paese, con gli imprenditori preoccupati dallo scontro continuo con Bruxelles e dalla reazione dei mercati, alla fine ha convinto anche il Capitano a cedere. Il leader della Lega, scrive La Stampa, alla fine ha dato la disponibilità ad “abbassare l’esposizione del debito”. Parole che, tradotte, significano diminuire i miliardi destinati al reddito di cittadinanza e alla controriforma delle pensioni.
I gialloverdi sono andati sotto sull’Anticorruzione, fronde opposte si contrappongono su giustizia e immigrazione e qualcuno comincia a pensare che forse non c’è abbastanza compattezza per affrontare la difficile sfida europea. Di Maio si oppone ad ogni rinvio e scenario di diminuzione delle risorse per le due misure simbolo del contratto firmato tra Lega e Cinque Stelle. Sarebbe anche disposto a spostare nella seconda parte del 2019 la prima finestra di Quota 100, per i pensionati, ma Salvini è contrario.
I Cinque Stelle hanno così deciso di giocare una doppia partita. Da un lato sui tavoli europei, dall’altro in Parlamento dove Giovanni Tria, e con lui le altre colombe del governo, conta di ottenere qualche modifica sostanziale. Di Maio continua a scommettere che i tempi lunghi delle sanzioni andranno ben oltre le europee e che la composizione dell’Europarlamento dopo il voto porterà a una maggioranza e a una Commissione meglio disposti verso l’Italia. La speranza del Tesoro invece è che la procedura di infrazione non impatti troppo. Nel frattempo, la manovra sarà vivisezionata in Parlamento dove i trattativisti del governo si augurano che qualcosa possa cambiareL’indifendibile Toninelli: dopo Grillo e Di Maio, anche Scanzi contro “il ministro delle gaffe”