L’idea aveva stuzzicato in queste ore sia il premier Conte che il ministro Toninelli, entrambi alle prese con lo spinoso caso Tav e con la necessità di mediare tra l’anima oltranzista del Movimento, quella barricata sul fronte del no all’alta velocità Torino-Lione, e quella parte di Paese (alleati di governo compresi) pronta a scendere in piazza per chiedere il completamento dell’opera. La soluzione era stata individuata in una sorta di “mini-Tav”, un percorso alternativo e meno invasivo. Un piano sconfessato però dagli stessi parlamentari pentastellati. 
Di Maio sa che in ballo c’è la sua intera avventura in Parlamento. Statuto 5 Stelle alla mano, è possibile che venga infatti sfiduciato dai componenti del Comitato di Garanzia. Il tentativo di liquidare il caso Tav con una “soluzione a metà” potrebbe far scattare proprio questo tipo di procedura nei suoi confronti, con tanto di accusa di tradimento nei confronti dei capisaldi del Movimento.
Per salvare capra e cavoli, Di Maio ha invitato la commissione incaricata dell’analisi costi-benefici alla massima attenzione, anche sotto il profilo giuridico, al momento del verdetto sulla Tav. Salvini è pronto ad attaccare le stime pentastellate, consapevole che le elezioni regionali in programma potrebbero rafforzare la sua egemonia sul nord Italia. I Cinque Stelle hanno il nemico in casa. E ogni mediazione, a partire dalla Tav, finirebbe per risultare controproducente.Andiamo a comandare (in Europa): Di Maio e Di Battista in auto verso Bruxelles, l’ultima trovata M5S