Un appello diretto, sincero. Rivolto a quel Movimento Cinque Stelle che del no alla Tav ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia fin da quando muoveva i primi, rabbiosi passi. E al quale oggi l’ex sindaco di Torino Piero Fassino chiede un ripensamento: “Non anteponete gli interessi personali a quelli del Paese. Cambiare idea, come già l’avete cambiata sulla Tap e sul Terzo Valico, non sarebbe un tradimento verso gli elettori ma un’assunzione di responsabilità”.
Una battaglia sulla quale Salvini si trova, invece, schierato sul fronte del sì: “La Lega ha legami forti con il nord, quando Zaia dice che non si può rinunciare parla a nome di migliaia di imprese. L’Italia settentrionale è il traino del Paese e non può rinunciare alla Tav”. Fassino si è detto anche d’accordo a eventuali altre modifiche del progetto per ridurre i costi, senza però tagliare fuori lo scalo merci di Orbassano, “strategico per Torino”.
Sulle possibilità di una crisi di governo Fassino si dice scettico, ma teme che un eventuale no all’opera finirebbe per mettere in discussione “il rapporto con un pezzo di società. Le due manifestazioni di Torino sono state significative, piazze con persone di ogni ceto e colore politico. C’era una città intera”. Sull’analisi costi-benefici sbandierata dai Cinque Stelle, infine, l’ex sindaco smentisce i pentastellati: “I costi sono quantificabili subito, i benefici no. Non ci si può arroccare dietro queste finte ragioni”.