C’è un machismo di governo che ama mostrare i muscoli a ogni occasione, pescando appieno da quell’immaginario prettamente in salsa azzurra che vuole l’uomo forte al comando. E c’è una donna, Mara Carfagna, che cerca di scardinare con la sua scalata politica a Forza Italia tutti questi luoghi comuni. Con la sua eleganza, la sua discrezione, il suo modo di approcciare senza urla e proclami, in un mondo costantemente sul piede di guerra. 
“Onorevole Salvini, le regole valgono anche per lei”. “Colleghi deputati, non siamo in gita scolastica”. Guido Vitiello, sul Foglio, lo ha battezzato “il metodo anti-bulli di Mara Carfagna” ma quel che sorprende davvero è il successo dello stile che la vicepresidente della Camera ha proposto giorno dopo giorno. Molti voti, un enorme consenso dentro Forza Italia, simpatie sempre più larghe anche fuori, con tanti che dalla galassia dem la guardano ora con un mix di ammirazione e invidia.
Un passo avanti verso una politica che, in Europa, esiste già. Tante le donne pragmatiche che hanno rianimato formazioni agonizzanti, come la leader dei Verdi tedeschi Katharina Schulze. Conquistato partiti enormi, come il nuovo leader della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer. Vinto elezioni impossibili come la danese Mette Frederiksen. Costruito alternative a secessionismi che sembravano invincibili, come la stella catalana di Ciudadanos Inés Arrimadas. Tutte tra i 30 e i 50 anni, tutte con caratteristiche simili: progressiste, liberali, attente al tema dell’ambiente e delle imprese, senza retorica e senza provocazioni. Un solco nel quale spera di inserirsi ora anche la “nostra” Mara Carfagna. C’è un Giappone che punta sull’Italia: “Assumiamo i talenti made in sud”