Insieme a Don Gallo, Elena Bonetti scriveva nel 2014 la Carta del Coraggio, un documento in cui chiedeva apertamente allo Stato di riconoscere le unioni gay e alla Chiesa di rivedere le proprie posizioni su omosessuali e divorziati. All’epoca responsabile nazionale Agesci, l’associazione degli scout cattolici in cui è impegnata da sempre, oggi è diventata ministro della Famiglia e delle Pari Opportunità, una figura di nettissima rottura rispetto al predecessore Lorenzo Fontana.
A lei erano stati affidati i famosi 20 Millennials, i ragazzi nati tra i primi anni Ottanta e la fine degli anni Novanta, che Renzi volle nella direzione del partito, così come sempre la Bonetti, oltre ad aver partecipato attivamente a diverse edizioni della Leopolda di Firenze, è stata di recente tra gli organizzatori di “Meritare l’Italia’, la scuola di formazione politica dell’ex segretario del Pd.
45 anni, nata in provincia di Mantova, sposata e madre di due figli, Elena Bonetti è comunque considerata una “che pensa con la propria testa” e con grandi capacità lavorative. L’avvicinamento al Pd è arrivato sulla scia di valori comuni. La sua scelta ha già scatenato le critiche del senatore pro vita Simone Pillon: “La lobby Lgbt festeggia la nomina di Elena Bonetti al ministero della famiglia. Gli attivisti già chiedono la legge sull’omofobia per chiudere definitivamente la bocca a chi vorrebbe fermare la dittatura gender. E questo, onestamente, mi pare un pessimo inizio”.“Balena blu”, “Sofà”: l’Italia (disgustosa) che si scaglia contro il ministro Bellanova