Un negozio di articoli militari nel cuore di Roma, a due passi da quella stazione Termini che ogni giorno è affollatissima di persone in viaggio sui treni e sui vagoni metro che collegano la capitale. E dove in bella vista, insieme ad articoli più comuni, fa capolino una maglietta di Adolf Hitler intento a fare il saluto nazista. Come fosse una semplice t-shirt ricordo di un evento importante, di un cantante rock. Sopra la scritta “Adolf Hitler European Tour 1939 – 1945”. La maglietta è in mezza ad altre con i loghi delle divisioni di paracadutisti, fucili e cecchini.
La Legge Fiano, discussa ma non approvata in via definitiva da entrambi i rami del parlamento la scorsa legislatura, avrebbe tra le altre cose impedito la vendita di questo tipo di oggetti. Resta, legge e o non legge, l’amarezza per un fenomeno che a quanto pare non suscita più la pubblica indignazione che sarebbe lecito aspettarsi.
Dai calendari commemorativi del Ventennio fascista, una delle pagine più buie della storia italiana, fino agli immancabili pellegrinaggi a Predappio, passando per magliette che celebrano scherzosamente il dittatore di turno (spesso di estrema destra), la casistica è ormai pressoché sconfinata. Quella che sembra invece sparita è la voglia di protestare di fronte a un fenomeno odioso che, dietro il pretesto di una risata grottesca, nasconde germi ben più pericolosi.