La Cina ripiomba di colpo in quell’incubo coronavirus che sperava di essersi ormai lasciata alle spalle. La contea di Jia, nella provincia dell’Henan che confina a sud con quella dell’Hubei (epicentro della pandemia) è infatti stata sottoposta a isolamento con provvedimento d’urgenza. A comunicarlo sono state le autorità sanitarie locali sui social media: le misure restrittive si sono rese necessarie a causa della rilevazione di “diversi casi di infezione”.
Secondo il South China Morning Post, le misure prese servirebbero a scongiurare l’ipotesi di una ondata di ritorno. Nella contea, secondo un modello ampiamente sperimentato, tutte le aziende sono state chiuse, ad eccezione di quelle strategiche come quelle che producono materiale sanitario e le aziende alimentari. Disposta, invece, l’apertura dei servizi primari tra supermercati, farmacie, stazioni di benzina ed hotel, mentre un solo componente per famiglia sarà autorizzato a uscire ogni due giorni per acquistare beni necessari.
La temuta ondata di ritorno in Cina, oltre che col fenomeno dei casi importati dall’estero, è legata alla diffusa presenza degli asintomatici, di coloro cioè che risultano contagiati dal Covid-19 ma che non mostrano segnali che consentano di individuare l’infezione. Zhong Nanshan, uno dei massimi epidemiologi cinesi impegnato nella lotta alla Sars del 2003, ha affermato la scorsa settimana in un’intervista ai media statali che ogni asintomatico può potenzialmente infettare “da 3 a 3,5 persone”. I nuovi casi sono stati in queste ore 130 in totale.