Una situazione di tensione crescente, tanto da far scattare l’allarme. Prima gli insulti e le minacce sui social, poi il lancio di una bottiglia di vetro contro una finestra. A seguire il campanello suonato più volte nel corso della giornata e il nome di Silvia Romano urlato dalla strada. Segnali inquietanti che stanno facendo temere le autorità per la salute tanto fisica quanto psicologica della giovane, tornata in Italia dopo 18 mesi di prigionia e travolta da un inspiegabile clima di odio, fomentato in maniera irresponsabile anche da alcun leader politici (vero Matteo Salvini?).
Come riportato da La Stampa, la prefettura ha sottolineato che per il momento è da intendersi come una misura presa in via cautelare: “Una valutazione dei rischi personali che Silvia corre sarà fatta solo al termine della quarantena di quindici giorni”. Il tutto mentre prosegue l’inchiesta per minacce aperta dal pm Alberto Nobili. Gli insulti ricevuti sui social, dove circolano pure molti fotomontaggi, sembrano finalmente in calo. Intanto gli investigatori del Ros, diretti dal comandante Andrea Leo, continuano a tentare di identificare neofascisti, xenofobi ed estremisti.
Sempre attraverso le pagine del Corriere della Sera Alberto Fumagalli, zio di Francesca Romano, ha rivelato un retroscena sul vestito indossato dalla giovane al rientro in Italia: “Ha ‘litigato’ per tutto il tempo del viaggio di ritorno con i Servizi perché voleva tenersi la veste islamica e il velo. Quando doveva scendere dall’aereo, e loro le chiedevano di toglierla forse perché faceva più comodo un altro tipo di immagine, ha insistito che avrebbe tenuto quella. Irremovibile”.Un rimpasto estivo per ancorare il governo: e il toto-nomi è già scattato