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“Niente F-35”, dicevano. Invece eccoli: tra esercitazioni e segreti che scottano

Quella degli aerei militari F-35 è una vicenda che in Italia ancora scotta. Il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, il generale Alberto Rosso, ha dichiarato che gli F-35A italiani hanno ufficialmente conseguito la Initial Operational Capability durante l’esercitazione Nato Tlp (Tactical Leadership Program) che è in corso presso la base di Amendola (Foggia) sede del 32esimo stormo. Durante l’incontro con la stampa il generale Rosso ha dichiarato che “con il conseguimento della Initial Operational Capability dei nostri F-35 siamo in grado di esprimere – primi in Europa – una capacità operativa reale con una macchina di quinta generazione”.

Quinta generazione “vuol dire la capacità di un sistema costituito da più velivoli, da equipaggi addestrati ad impiegarli, da supporto manutentivo e logistico sostenibile nel tempo”. Il Tactical Leadership Program è, come riporta lo Stato Maggiore Aeronautica, un programma che mira a fare dei giovani piloti dei package leader, consentendo loro di comandare formazioni complesse di velivoli da combattimento.

L’esercitazione è cominciata lo scorso 21 novembre e terminerà il prossimo 14 dicembre avendo come centro nevralgico l’aeroporto di Amendola dove ha sede il 32esimo stormo che è al momento l’unico in Italia ad avere in dotazione i nuovi cacciabombardieri stealth F-35 nella loro versione A. Il corso rappresenta il polo principale di riferimento nell’ambito dell’addestramento aero tattico congiunto dell’Alleanza Atlantica ed in particolare ha la finalità di fornire le competenze ai piloti per la leadership nella gestione delle macchine e delle tattiche di combattimento aereo che sono essenziali per affrontare le sfide poste dai moderni scenari operativi.

La vera novità del corso che si sta tenendo ad Amendola in questi giorni è la presenza, per la prima volta in assoluto, dei caccia F-35. L’F-35, grazie alle sue elevate e uniche caratteristiche che ne fanno un moltiplicatore di forze quando integrato ad altri sistemi sul campo di battaglia, è un esempio di come le tecnologie di quinta generazione riescano ad implementare le capacità dei velivoli legacy. 

Tutti e otto i velivoli F-35A in dotazione all’Aeronautica Militare ed in forza al 32esimo Stormo di Amendola hanno completato il passaggio al software 3F che garantisce loro una operatività bellica pressoché completa. Ci sono voluti due anni per ottenere questo traguardo: il primo esemplare di F-35A arrivò ad Amendola proprio a dicembre del 2016, ma il velivolo di quinta generazione non ha ancora acquisito la totale operatività per quanto riguarda il suo complesso spettro di missione.

La capacità di bombardamento nucleare sarà infatti acquisita solo con il software Block 4 il cui sviluppo, cominciato quest’anno e che si dovrebbe concludere entro il 2024, costerà circa 8 miliardi di dollari. Questa capacità resta prioritaria anche se non essenziale per la maturità della macchina nel quadro delle esigenze operative dell’Aeronautica Militare in quanto la nostra forza aerea ha in dotazione – ma sarebbe meglio dire in uso condiviso – un certo numero di bombe atomiche a caduta libera del tipo B-61-12 che sino ad oggi – e sino al 2024 – vengono impiegate dai Tornado del Sesto stormo di Ghedi (Bs).

 

Si stima che l’Italia possieda circa 40 ordigni di questo tipo tra le basi di Ghedi e Aviano (Pd) controllate col meccanismo a doppia chiave. Questo meccanismo implica che l’utilizzo dell’armamento atomico venga autorizzato da una decisione congiunta dell’Italia e degli Stati Uniti che sono i veri possessori delle armi atomiche.

Lo stesso meccanismo per l’utilizzo dell’armamento atomico viene utilizzato anche dalla Germania, che infatti tra le diverse opzioni che riguardano l’acquisto del nuovo cacciabombardiere che dovrà sostituire i propri Tornado, vede anche riaffacciarsi quella dell’F-35.

 

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