Vai al contenuto

Alfio Marchini, no alle nozze gay: ‹‹Non le celebrerò da sindaco››

Alfio Marchini, candidato sindaco di Roma sostenuto dalla sua lista civica, da Forza Italia, dal Nuovo Centro Destra e da La Destra, chiarisce almeno tre punti del suo programma elettorale.

DONNE, STRANIERI e ROM

Il candidato sindaco ha affermato che nella sua squadra ci saranno molte donne. Linea dura, invece, su stranieri e rom che dovranno abbandonare la città se non dovessero trovare lavoro entro sei mesi.

POLEMICHE SUI MATRIMONI GAY  

Relativamente al discorso delle unioni civili – il cui ok dal Parlamento è previsto per giovedì 12 maggio – Alfio Marchini si smarca dal suo predecessore Ignazio Marino.

‹‹Non ho nulla contro il riconoscimento dei diritti civili – chiarisce – ma non è compito del sindaco fare queste cose. Per cui posso dire che non celebrerò le nozze gay se dovessi vincere le elezioni››. Dopo le dichiarazioni di Marchini, sono scoppiate le prime polemiche. Se da un lato ha avuto l’appoggio di tutto il centrodestra (o quasi), dall’altro è stato attaccato soprattutto dal Pd. Oggi, in un’intervista a Repubblica,  Monica Cirinnà – la prima firmataria della legge – non ha nascosto il suo stupore per delle dichiarazioni che non appartengono a un liberale come Marchini. E ipotizza un allineamento agli elettori di Fi, dopo che il Cavaliere ha deciso di appoggiare la sua candidatura e di scaricare Giudo Bertolaso.

Soddisfatta la Cei, che invoca la possibilità di esercitare l’ “obiezione di coscienza”, in un valzer di dichiarazioni tra il paradossale e l’imbarazzante.

I SONDAGGI 

Per ora i sondaggi premiano Marchini, che secondo le ultime rilevazioni dovrebbe arrivare a un sostanziale pareggio con Giorgia Meloni al primo turno (col 19.5% dei voti). Ma dinanzi all’ipotesi ballottaggio contro Virginia Raggi, candidata del Movimento 5 Stelle, l’imprenditore romano vincerebbe col 51% dei voti. Ma il ballottaggio tra Marchini e M5s sembra lontano, visto che ad oggi il ballottaggio sembra essere destinato a uno scontro tra Pd e M5s

Matteo D’Apolito