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Amanda Knox “difende” l’Italia, criticata da una studentessa Usa

È Amanda Knox a “difendere” l’Italia contro gli attacchi della studentessa Usa che era venuta a studiare a Firenze. L’articolo della giovane ha fatto discutere molto. “Ho odiato tutto del mio semestre in Italia”, ha scritto Stacia Datkoska su Insider. “Ma di che parli? Studiare lì è meraviglioso”, le ha risposto Knox. Ma le vicissitudini di Knox fanno pensare a una risposta ironica. Ecco com’è andata davvero.
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Stacia Datkoska in una foto a Firenze
Stacia Datkoska a Firenze

L’ex studentessa Amanda Knox “difende” l’Italia, ma…

Potrebbe sembrare la difesa da chi non ti aspetti, ma valutando il passato di Amanda Knox in Italia, sembrerebbe piuttosto una risposta ironica. “Ehi, ma di che parli? Studiare in Italia è meraviglioso”, ha scritto Knox su Twitter, rilanciando l’articolo della studentessa.

Il tweet di Amanda Knox

In una recente intervista al settimanale Oggi, Knox ha ripercorso la sua vicenda. Sedici anni fa, la ragazza, che all’epoca studiava a Perugia, fu coinvolta nelle indagini per la sua coinquilina, Meredith Kercher, americana anche lei. Per lo stupro e l’uccisione di Meredith, gli inquirenti coinvolsero dapprima il dj Patrick Lumumba e poi la stessa Knox e il suo fidanzato di allora, Raffaele Sollecito. Alla fine, però, arrestarono il principale indiziato, Rudy Guede, dopo un periodo di latitanza all’estero. Guede deve scontare ancora due dei sedici anni della condanna.

Amanda Knox, che oggi a 36 anni, è spostata e ha una figlia, ha concesso un’intervista in Italia. “Sono infinitamente grata di essere viva e di esser stata scagionata. Ma niente potrà restituirmi i quattro anni trascorsi senza motivo in carcere, e niente potrà cancellare il trauma che è stato inflitto alla mia famiglia, ai miei amici e a me. Soffro ancora lo stigma di un’accusa falsa, resterò per sempre la ‘ragazza che è stata accusata di omicidio’”.

Amanda Knox oggi

“Ho odiato il mio semestre in Italia”, le accuse di Stacia Datkoska

La giovane universitaria americana ha scritto un lungo articolo su Insider. “Studiare in Italia, a Firenze, per me che sono americana è stato un vero incubo. Come specialista in giornalismo e relazioni internazionali alla New York University, mi è stato chiesto di studiare all’estero per un semestre. Mentre la New York University è famosa per le sue offerte estere in luoghi come Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti, Berlino, Parigi e Shanghai, ho scelto Firenze, in Italia, in autunno”.

“Prima di arrivare a Firenze, ho saputo che avrei vissuto in centro, a due minuti a piedi da una bellissima cattedrale, con altre sette ragazze. Un bel cambiamento dopo essere stata in un monolocale a New York l’anno scorso”. “Ho immaginato divertenti cene insieme, avventure galanti, essere chiamata ‘bella’ per strada, oltre a vino, gelato e il prosciutto più buono mai mangiato. Ma quando il mio semestre a Firenze finì, cominciai a disprezzare i panorami, odiavo le persone e non vedevo l’ora di tornare a casa nel mio campus nella Grande Mela”.

Stacia Datkoska: “Sono arrivata a detestare Firenze”

“Nella maggior parte dei fine settimana restavo a casa a Firenze, mentre i miei compagni di classe viaggiavano. Durante quei weekend solitari, correvo lungo l’Arno, visitavo gallerie d’arte gratuite e cucinavo con i prodotti del mercato locale. Gli altri nel fine settimana andavano all’estero, io sono stato lasciata nell’appartamento completamente sola. Questa mancanza di interazione umana non mi ha aiutato a sentirmi ottimista”.

“C’erano, poi, gli italiani che erano ostili nei miei confronti. Ad esempio, una volta, due donne stavano parlando di me sull’autobus, guardandomi dall’alto in basso: si vedeva che mi stavano deridendo. E ho anche avuto due scontri verbali con gli abitanti della città toscana”. “Ho iniziato a vestirmi come sapevo che avrebbero detestato. Ho iniziato a indossare abiti di marca americana, Nike Air e felpe con cappuccio oversize. Gli italiani alzavano gli occhi al cielo, quando li incrociavo per strada. Mi sentivo come se stessi perdendo tempo prezioso a Firenze e immaginavo i miei colleghi che facevano passi avanti sul lavoro e nello studio a New York. Per me è stato davvero un incubo“.

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