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“Andate via, ci infettate”: aggressioni choc ai cinesi, calci e pugni a Londra e Milano

Prima gli insulti, poi l’aggressione vera e propria, con colpi sempre più violenti. Due casi nel giro di poche ore che fanno riflettere sulla psicosi che si sta diffondendo in tutto il mondo intorno al coronavirus, due episodi che hanno visto giovani di origini cinesi aggrediti perché accusati di contribuire alla diffusione della malattia. Una follia con la quale la polizia si è trovata a fare i conti a Milano e Londra proprio in questi giorni concitati, in cui il mondo è al lavoro per contrastare l’epidemia.

A Milano è stato un ragazzo di 29 anni a scagliarsi contro un cittadino di origini cinesi, accusato di aver portato la malattia nel nostro Paese. Tutto è successo in viale Puglie, alla periferia sud-est del capoluogo lombardo. La vittima stava rientrando a casa quando, attorno alle 21.30 di sera, ha incrociato un ragazzo di origini egiziane che ha iniziato a colpirlo con una bottiglia di plastica prima e con una pietra poi, fino a quando non sono intervenuti degli agenti di polizia a fermarlo, facendo scattare le manette. Più grave ancora il caso avvenuto a Londra, dove un ragazzo originario di Singapore, 23 anni, è stato aggredito a Oxford Street. La stessa vittima aveva denunciato l’accaduto mostrando in rete le foto del suo volto tumefatto dopo un pestaggio subito. Stando al racconto dello studente dell’University College si sarebbe trattato di un’aggressione improvvisa e brutale senza un vero e proprio motivo, se non la discriminazione razziale.“Non voglio il tuo coronavirus nel mio Paese” gli avrebbe urlato uno degli aggressori, in totale 4 ragazzi. Poi sarebbero arrivati i pugni in faccia. “E’ accaduto tutto all’improvviso – ha spiega su Facebook Jonathan Mok, la vittima – un pugno mi ha colpito al volto e mi sono ritrovato coperto di sangue”. Il 23 enne, ancora sotto shock, ha poi messo in guardia gli utenti dal rischio che l’emergenza Covid-19 possa essere cavalcata da chi già “odia le persone diverse da sé e macchiare l’immagine d’una città tollerante”.

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