Una dura nota del co-portavoce di Europa Verde-Sinistra Italiana, Angelo Bonelli, è diretta ad Andrea Delmastro, Giovanni Donzelli, Carlo Nordio e Giorgia Meloni. I fatti accaduti, riguardanti sia le condizioni che le rivelazioni su Alfredo Cospito, sono gravissimi, secondo Bonelli. Il deputato chiede che almeno Delmastro e Donzelli si dimettano. La Procura di Roma ha informato Andrea Delmastro domani dovrà essere ascoltato per il reato di rivelazione di segreto d’ufficio nella vicenda che ha riguardato il discorso alla Camera di Donzelli del 31 gennaio e le intercettazioni del terrorista che si dichiara anarchico, Alfredo Cospito, al regime del 41 bis.
>>>>>Rivelazione di segreto d’ufficio, indagato Delmastro

Angelo Bonelli su Delmastro: “Deve dimettersi”
La Procura di Roma ha agito in seguito all‘esposto presentato proprio da Angelo Bonelli all’indomani dalle gravi dichiarazioni di Giovanni Donzelli alla Camera dei Deputati. “Spiace che a fare chiarezza sulla vicenda di Donzelli e Delmastro non sia stato il ministero della Giustizia, ma sia l’autorità giudiziaria, sulla base dell’esposto che ho presentato il 2 febbraio alla Procura della Repubblica di Roma”. “La risposta che il ministero della Giustizia mi ha fornito pochi giorni fa è un vero e proprio boomerang perché nelle intenzioni del ministro Nordio c’era una chiara volontà di difendere e salvaguardare politicamente Donzelli e Delmastro che irresponsabilmente avevano diffuso atti del Dap riservati”.

Il boomerang per Nordio, secondo Bonelli, consiste nel fatto che “il ministero mi ha comunicato che gli atti sul caso Cospito che avevo formalmente chiesto, a differenza di Donzelli, non erano divulgabili non per segreto di Stato o segreto investigativo, come il ministro ha incredibilmente dichiarato in Parlamento, bensì per violazione del segreto di ufficio. Nel respingermi la richiesta di avere gli stessi atti che Donzelli ha reso pubblici, il ministero ha fatto riferimento a due norme per giustificare il diniego, ovvero art. 24/1990 e del D.M. del 25 gennaio 96 n. 115″. “Questo riferimento da parte del ministero è la prova che quegli atti erano riservati per stessa ammissione del ministero della Giustizia, quindi non c’entra nulla il segreto di Stato né il segreto amministrativo”.