Definirlo schizofrenico è, nella migliore delle ipotesi, un complimento. Perché probabilmente dietro le continue giravolte di Matteo Salvini, che da quando è iniziata l’emergenza Covid-19 ha cambiato continuamente opinione sulle misure da adottare per uscire dall’emergenza, c’è di fondo la difficoltà nell’essere sempre al centro della scena, in un momento storico in cui è oltretutto l’odiato premier Conte a godere delle luci della ribalta. E allora bene alzare la voce sempre e comunque, anche a costo di dire ogni giorno il contrario di quanto dichiarato in precedenza.![](data:image/svg+xml,%3Csvg%20xmlns='http://www.w3.org/2000/svg'%20viewBox='0%200%20801%20420'%3E%3C/svg%3E)
Nel corso delle ultime settimane, ecco allora il segretario della Lega lanciarsi in una serie talmente fitta di passi avanti e indietro, dichiarazioni e retromarce, da aver probabilmente confuso anche il più fedelissimo dei suoi elettori. Appena iniziata la pandemia, quando arrivavano i primi dati di contagiati in Italia, l’idea del Capitano è quella di chiudere tutto: il 21 febbraio, Salvini invita così ad ascoltare le parole dei virologi, allarmati. Il 24 dello stesso mese, la richiesta di controlli ferrei su chi entra ed esce dal Paese.
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Tempo pochissimi giorni e, di fronte alle prime misure restrittive, Salvini cambia di colpo passo: “Accelerare, riaprire, ripartire” diventano di colpo le parole chiave lanciate dall’ex ministro in rete, accompagnate dall’invito agli stranieri a venire in vacanza in Italia e a comprare i nostri prodotti. I numeri di morti e positivi al coronavirus iniziano però a schizzare verso l’alto, e così la Lega capisce di dover cambiare strategia: “Chiudere tutto adesso per ripartire sani” è il nuovo diktat. Chiedendo poi, al Corriere della Sera, di trasformare l’Europa “in un’unica zona rossa”.
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Il 26 marzo l’ammissione: a Piazza Pulita Salvini confessa di aver sbagliato, basandosi su considerazioni errate provenienti dal mondo della scienza. Tutto finito? Macché. Il 4 aprile si chiede di aprire le chiese per permettere ai fedeli di assistere alla Pasqua. Il 14 aprile la promessa: “Faremo il possibile per far aprire le aziende appena ci sarà l’occasione”. Ora, il Capitano sposa infine la linea di Zaia e Fontana, suo governatori, che vogliono ripartire il 4 maggio o prima. E beato chi, in tutto questo, ci ha capito qualcosa.
“Sei un topo contagioso”: la scritta shock sull’auto della dottoressa che lavora in ospedale covid