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Arresti di Forza Italia in Lombardia, ecco perché ora trema anche la Lega

Gli arresti in Lombardia fanno tremare il centrodestra, Lega compresa. Il governatore lombardo Attilio Fontana è “parte offesa” nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia che ha scosso questa mattina la regione guidata dalla giunta di centrodestra e al momento non è indagato. Anche se sulla sua posizione le valutazioni sono ancora in corso, tanto che il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, ha detto che i pm stanno decidendo “in che veste” sentirlo (modo gentile per dire che potrebbe essere iscritto al registro degli indagati).

Insomma, sebbene gli arresti coinvolgano i vertici di Forza Italia in Lombardia, questo non basta per tranquillizzare la Lega di Salvini che in quella Regione ha da sempre un cospicuo bacino elettorale.

Intanto i parlamentari leghisti sono nel panico: la difesa di Fontana è affidata prima al segretario leghista e poi al vice-ministro Massimo Garavaglia, che è stato assessore al Bilancio al Pirellone nella giunta di Maroni. “L’operazione è stata svolta molto velocemente e brillantemente e il fatto che il presidente sia fuori è ovviamente positivo, dimostra la caratura morale di Fontana”, ha detto Garavaglia.

Eppure c’è una parte dell’inchiesta che preoccupa il partito di Salvini: si tratta della parte relativa alla nomina di Luca Marsico, ex consigliere regionale di Forza Italia non rieletto e socio dello studio legale di Attilio Fontana, nel collegio sindacale di Afol (l’agenzia per la formazione e il lavoro della provincia di Milano).

Si tratterebbe di uno scambio di nomine architettato da Gioacchino Caianiello, ex coordinatore provinciale di FI a Varese, arrestato e accusato anche di istigazione alla corruzione proprio nei confronti di Fontana, non indagato e parte offesa in questo capitolo, almeno stando alle valutazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare. 

Forza Italia, tradizionalmente garantista, reagisce offrendo solidarietà alla Lega e attaccando i 5Stelle: “Dimenticando Marra, De Vito, Lanzalone, i 5 Stelle si ergono a giudici supremi ma non possono farlo”, ha detto Giorgio Mulè (portavoce dei parlamentari di Forza Italia).

 

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