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Arriva Weart, l’anello Made in Italy che regala sensazioni a distanza: funziona così

Cosa accadrebbe se si tentasse di fondere la tecnologia della realtà aumentata insieme a un anello da indossare? La soluzione a questa domanda si chiama Weart (Wearable Robotic Technology), ed è stata presentata al Ces di Las Vegas, la maggiore fiera mondiale dedicata alla tecnologia e all’innovazione. Il rivoluzionario anello è in grado di trasmettere la sensazione del tatto da una persona all’altra, anche a distanza, o la ricrea – associata a un film, a una musica, a un videogioco o alla realtà virtuale o aumentata – amplificando così le percezioni sensoriali. Weart è in grado di far percepire a chi lo indossa pressione, vibrazione e temperatura che combinati offrono una riproduzione del tatto.

Non è l’unico prodotto in commercio che prova a svolgere questa funziona, ma la tecnologia è nata all’interno di SIRSLab (Siena Robotics and Systems Lab), laboratorio di ricerca dell’Università di Siena, che si occupa di robotica e tecnologie legate alla manipolazione e al senso del tatto, e viene sviluppata in collaborazione con e-Novia attraverso l’omonima società che vede tra i fondatori oltre a e-Novia, la Fabbrica di Imprese, Guido Gioioso, Giovanni Spagnoletti e il professor Domenico Pratichizzo. Dunque un invenzione tutta Made in Italy, che racconta quello che potrebbe presto essere il futuro di alcune tendenze della realtà aumentata.


“I device che stiamo sviluppando – ha spiegato Guido Gioioso, ricercatore di SIRSlab – possono essere visti come l’equivalente di microfoni e casse per il senso del tatto. Da un lato permetteranno di registrare le interazioni tattili di un utente mentre esplora o afferra oggetti che lo circondano, in termini di forze, vibrazioni e cambiamenti di temperatura. Dall’altro potranno riprodurre queste sensazioni, realizzando per il senso del tatto quel processo di digitalizzazione che è già avvenuto per la vista e l’udito”.

Due utenti distanti tra loro potranno scambiarsi e condividere sensazioni tattili (anche durante una videochiamata) che si andranno ad aggiungere a quelle audio e video, comunicando attraverso un canale, quello del tatto appunto, che è fortemente legato alla nostra sfera emotiva. Il “microfono” tattile, spiega l’azienda, è fatto da sensori tattili: il dispositivo registra ruvidezza, temperatura e pressioni. L’altro ha a bordo degli attuatori, componenti che riproducono sulla pelle vibrazioni, pressioni e cambiamenti di temperatura a livello cutaneo.

 

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