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Londra, l’attentatore Usman Khan era in libertà vigilata dopo condanna per terrorismo

Usman Khan, l’attentatore che venerdì sul London Bridge ha accoltellato i passanti uccidendo due persone e ferendone altre tre, aveva 28 anni e dopo l’attentato a Londra è stato ucciso dalla polizia. Da quello che si apprende ora – e la notizia fa infuriare ancora di più – Khan non era una volto nuovo per la polizia londinese: l’uomo era stato rilasciato in libertà vigilata lo scorso anno, dopo aver scontato sei anni per reati di terrorismo. Tanto che, secondo quanto riportato da alcuni media britannici, Khan indossava anche un braccialetto elettronico alla caviglia. Usman era stato condannato nel 2012 e poi rilasciato sei anni dopo, nel 2018, “su licenza”.

Prima dell’attacco a Londra, Usman aveva partecipato a un evento nella stessa capitale britannica, ospitato da Learning Together, un’organizzazione che ha sede a Cambridge e che lavora nel campo dell’istruzione dei detenuti in carcere. Una conferenza centrata, in particolare, sulla riabilitazione degli ex detenuti. Secondo quanto riportato sulla dinamica dei fatti e sull’attacco di Khan, sembra che la sua azione fosse iniziata proprio dove si svolgeva la conferenza, nella Fishmongers’hall: in questo luogo, infatti, l’uomo avrebbe minacciato di far saltare in aria l’edificio.

L’attentatore di Londra era stato condannato nel 2012 per aver partecipato a un piano per attaccare la borsa della città britannica nel 2010. Ai tempi l’uomo aveva solo 19 anni ed era il più giovane di un gruppo di nove estremisti, provenienti da diverse città. Usman era uno dei tre uomini che erano andati nelle aree tribali amministrate dal Pakistan per realizzare il campo di addestramento terroristico. E aveva pensato anche a un attacco con lettere bomba.

Furono condannati nel 2012 da una corte di Woolwich e proprio Khan, insieme ad altri due, fu considerato tra i “jihadisti più pericolosi” del gruppo. Usman, in particolare, aveva pensato di realizzare “un centro per l’addestramento militare dei terrorismi” nella terra di proprietà della sua famiglia in Kashmir, come riporta il giornale britannico Guardian.

 

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