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Autostrade, i Benetton scrivono all’Ue: “Il governo ci costringe a vendere”

Una lettera per denunciare un negoziato che vede il governo forzare la mano, costringendo di fatto Atlantia, controllata per il 30% dalla famiglia Benetton, a vendere la maggioranza del capitale a Cassa Deposito a un valore ridotto. A muovere l’accusa è la stessa Autostrade per l’Italia che, come rivelato dal Corriere della Sera, ha inviato al vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis. Un testo datato 9 giugno e firmato dall’amministratore delegato Carlo Bertazzo e dal presidente Fabio Cerchiai.

Nel testo, Atlantia denuncia come la cessione che il governo giallorosso sta tentando di imporre dovrebbe avvenire “a un valore ridotto creando un danno significativo a migliaia di investitori italiani e stranieri”. Un passaggio, l’invio della lettera, che suona a Conte e al suo staff come un mezzo di pressione forte in un momento in cui ci si avvicina alla decisione finale, quella che metterà fine a un contenzioso che si trascina ormai da due anni, da quel drammatico Ferragosto del 2018 segnato dal crollo del Ponte Morandi sotto gli occhi increduli dell’Italia intera.Un dramma segnato da 43 morti e che aveva visto il Movimento Cinque Stelle andare subito all’attacco, promettendo guerra ai Benetton con un obiettivo dichiarato: la revoca delle concessioni in scadenza nel 2038. Sono seguiti, da lì in poi, tavoli e incontri di ogni sorta, senza che una soluzione sia stata ancora raggiunta. Fino a quel decreto Milleproroghe che, modificando di fatto il quadro normativo, è finito sotto la lente d’ingrandimento di Atlantia che ha chiamato in causa la Commissione Europea.Bruxelles ora esaminerà la lettera e invierà il prima possibile una risposta, senza escludere la possibilità che venga aperta in merito un’istruttoria per verificare che ci sia stata o meno una violazione delle leggi europee con il rischio addirittura di una sanzione nei confronti dell’Italia. Tutte ipotesi, al momento, buone però per aumentare le pressioni su un governo già alle prese con mille difficoltà. E meno sicuro che mai della linea da seguire.

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