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Autostrade, 20 ponti “a rischio” e 8 a “rischio crollo massimo”. Il buco nero dei controlli

L’ondata di maltempo in Italia ha riportato alla luce la pericolosissima condizione in cui versano i ponti e viadotti della nostra rete stradale e autostradale. Quello che emerge dagli ultimi controlli, e dai report che sono stati nascosti o manomessi, è un quadro agghiacciante. Venti viadotti a rischio, sotto inchiesta da parte della Procura di Genova: diciotto sulle autostrade tra la Liguria e il Piemonte, tra cui il Pecetti e il Fado sulla A-26, chiusi lunedì sera; uno, il Paolillo, sulla Napoli-Canosa di Puglia; l’altro, il Moro, a Pescara, sulla Bologna-Taranto. Ma ci sono anche otto ponti a “rischio crollo”, esattamente come era il Morandi. Spiega oggi Repubblica che in base all’articolo 14 del Codice della strada “la verifica strutturale delle opere in concessione è compito del concessionario”. E quindi il controllore coincide con il controllato. Facile immaginare cosa succede.

Succede che i report vengano alterati, modificati, nascosti. E facile dunque che per non spendere denaro sulla sicurezza, poi si verifichi la tragedia. A vigilare su stabilità e manutenzione del ponte Morandi era la Spea, società di Atlantia, padrone di Autostrade per l’Italia (Aspi). Una cosa in famiglia, insomma. Come le verifiche sulla A26: a carico della Sina, azienda di quella stessa famiglia Gavio che gestisce l’autostrada. Un conflitto d’interessi che la famiglia Benetton ha eliminato solo a ottobre affidando i controlli a una società di ingegneria esterna dopo che alcuni manager Spea avevano denunciato “pressioni” dai vertici Autostrade per edulcorare i rapporti delle loro ispezioni.

Anche lo Stato, in teoria, ha un ruolo di gendarme nel settore. Esercitato però con scarsa convinzione e risultati discutibili. La concessione trentennale ad Aspi del 2007, per esempio, prevedeva compiti di controllo per l’Anas, passati poi nel 2013 al ministero dei trasporti in capo alla “Direzione per la vigilanza sulle concessioni” (Dvc). Mauro Coletta, direttore generale dell’ufficio dove, disse lui, “c’è più burocrazia dell’attività che conduciamo. Siamo 160 invece dei 250 previsti” e si arriva al paradosso per cui “chi va in trasferta anticipa le spese, che vengono rimborsate dopo 4-5 mesi”.

Intanto l’ufficio stampa di Autostrade ha inviato una comunicazione a La Stampa sugli otto viadotti a rischio crollo massimo di cui il giornale ha parlato ieri: “È utile precisare che, in relazione alla ricostruzione sullo stato dei viadotti in Piemonte e Liguria pubblicata da La Stampa ieri, non corrisponde al vero l’allarme presente nel titolo dell’articolo secondo cui ci sarebbero ‘altri otto ponti a rischio crollo massimo’. Su tutti questi viadotti infatti sono in corso interventi di manutenzione – in alcuni casi già completati – e sono presenti temporanee limitazioni al traffico valutate da ingegneri strutturisti”. Ci auguriamo anche noi che sia davvero così. E che non si verifichi più una tragedia come quella del ponte Morandi, o le voragini che si sono aperte in questi giorni su molti viadotti.

 

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