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Parmigiano Reggiano, bufera social sul nuovo spot: “Sfruttamento del lavoro”

L’ultima pubblicità del Parmigiano Reggiano sta ottenendo una grande eco mediatica. Peccato però che il regista dello spot, Paolo Genovese, non si aspettasse questo tipo di ‘successo’. Sui social network, infatti, sono migliaia i messaggi critici che stanno arrivando. Lo spot del Parmigiano Reggiano viene in pratica accusato di esaltare lo sfruttamento del lavoro. L’attore Stefano Fresi, protagonista del video, prova a difendere le ragioni dell’azienda.

Bufera sullo spot del Parmigiano Reggiano

“Nel Parmigiano Reggiano c’è solo latte, sale e caglio. E nient’altro. Nel siero ci sono i batteri lattici. L’unico additivo è Renatino che lavora qui da quando aveva 18 anni, tutti i giorni, 365 giorni l’anno”, dice l’attore Stefano Fresi durante la pubblicità, mentre con un gruppo di ragazzi visita la fabbrica del gustoso formaggio.

“Renatino, posso dirti che sei un grande?”, si complimenta con il lavoratore protagonista dello spot uno dei ragazzi. “Er mejo”, aggiunge un’altra in dialetto romanesco. “Ma davvero lavori 365 l’anno?”, “E sei felice?”, gli domandano gli altri. Renatino risponde affermativamente con un timido “Sì” e con il sorriso ben stampato sulle labbra. Cambio di scena: il gruppo mangia all’aperto il Parmigiano Reggiano. “Lo sentite questo profumo? Questo è l’amore che ci mette Renatino”, esclama una ragazza.

“È un messaggio pubblicitario che serve allo sceneggiatore per magnificare il prodotto. – prova a smorzare le polemiche social Stefano Fresi – Non capisco perché si debba reagire così davanti a un’opera di finzione. Può non piacere ma non fatene un tema di politica, di lotta di classe, di lavoro, di diritto dei lavoratori, non è un documentario. Trovo anche grave dire che chi fa pubblicità, la fa perché è senza soldi o senza vergogna. Dovremmo dirlo anche a Ferruccio Amendola, Gigi Proietti, George Clooney, Harrison Ford, Charlize Theron. Sono solo persone che hanno fatto il loro lavoro: interpretare un ruolo di finzione. Non ci trovo niente di disonorevole. Tutti i lavori sono fatti per avere uno stipendio e vivere. E invece ho ricevuto parole inutilmente cattive e scortesi”.

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