Vai al contenuto

Costretta a stare a casa perché le scuole sono chiuse: “Con un bimbo piccolo nessuna alternativa”

Sara Meloni, 40 anni è una libraia e non ha mai smesso di lavorare, nemmeno dopo la nascita del suo primo genito. L’ha mandato all’asilo appena possibile, così da avere buona parte della giornata libera per andare in negozio alla libreria 6 Rosso di via Paolo Sarpi a Milano, ma adesso con le scuole chiuse Sara non ha altra scelta che restare a casa. “Purtroppo finché non riapre la scuola del mio bambino devo restare a casa. Non ho alternative”, ha raccontato la donna a la Repubblica. Il marito di Sara, rientrato in ufficio dopo due mesi di smart working, non può certo darle una mano con il bambino, e come spesso accade a tante donne, con le scuole chiuse non si riesce a far conciliare famiglia e lavoro. A sostegno dei due genitori c’è solo il padre di Sara, che al momento è impegnato nel mandare avanti la libreria in assenza della figlia: “C’è solo mio padre, qui a Milano. Siamo diventati soci nella libreria quando abbiamo smesso di fare i manager e ora sta riaprendo lui il negozio mentre io sto a casa col pupo”.

“Prima dell’emergenza coronavirus, col fatto che Tancredi andava all’asilo tutti i giorni dalla mattina a metà pomeriggio, io riuscivo ad organizzami – ha raccontato la libraia -. Facevo una mezza giornata abbondante in negozio, poi andavo a prenderlo a scuola. In libreria restava mio padre, e io non avevo bisogno di avere una tata”. Anche se il lockdown si è allentato, la paura di contrarre il Coronavirus è sempre in agguato, e questo Sara lo sa bene: “Ci siamo interrogati sull’opzione di prendere adesso una baby sitter: non è tanto una questione economica – che comunque pesa perché il bonus non coprirebbe tutte le spese che io dovrei fare – è soprattutto che non ci fidiamo. Come facciamo ad essere sicuri che abbia preso tutte le precauzioni del caso? E’ troppo pericoloso in questo periodo far entrare ogni giorno una persona che viene da fuori, magari con i mezzi pubblici. No, è rischioso. Preferisco sacrificarmi io”.Un sacrificio che a Sara costa tanto, perché per lei il suo lavoro è importantissimo non solo a livello economico: ” Io ho sempre lavorato. Questa casalinghitudine forzata un po’ mi pesa perché vuol dire perdere una dimensione di autonomia che per me era vitale. Avevo uno spazio della giornata in cui facevo delle cose mie”.Ti potrebbe interessare anche: Riley a 10 anni malato di leucemia sconfigge il coronavirus: “Ora vincerò anche il cancro”

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure